Decimo giorno a Kasos e ora sulla nave per Symi.
Lasciamo Kasos non con tristezza, ma in armonia. Ho ritrovato la taverna dove andavo a mangiare, ho ritrovato la taverna che si sarebbe chiamata “la taverna delle 6 lune”, ho ritrovato la piccola baia dove alla sera andavo a vedere la cometa: sembrava una bottiglia di latte rovesciata su una tovaglia nera. Ho ritrovato l’agenzia marittima e lo stesso gestore.
Ho ritrovato la casa bianca e azzurra con i mosaici: era in programma di comprarla. Ora è chiusa, i mosaici di sassi bianchi e neri un po’ rovinati: anche loro hanno una storia da raccontare.
Abbiamo percorso più di 100 km fra i 4 villaggi, fra i monasteri, nei campi. Quando sono venuta tanti anni fa c’erano poche case, ne sono state costruite di nuove, tante sono state restaurate dai discendenti dei primi proprietari, altre sono abbandonate.
Ma anche quelle abbandonate hanno una bellezza malinconica, non sono ruderi, delle tendine a brandelli si muovono per invitare Eolo ad entrare con delicatezza ed ascoltare le storie. Anche Omero racconta che Achille, l’impetuoso, si era fermato qui a Kasos, sulla via di Troia, per ritemprarsi e prepararsi alla lunga guerra.
O forse anche per calmare il suo spirito impulsivo e trascorrere, nella calma e nel silenzio, dei giorni con Patroclo. E soprattutto sperando di non essere trovato da sua madre Teti, la ninfa che fece di tutto per ostacolare il loro amore.
Sono storie di abbandoni e ritorni, storie che si estendono in America, Mozambico, Olanda, Inghilterra, Australia.
Storie di fatica, di successi, storie da raccontare agli amici che ogni anno si ritrovano.
Storie raccontate con voci sicure, con qualche acciacco nel corpo ma non nell’anima.
La mamma della fornaia era poco più di una ragazzina, viveva in una casa isolata con la famiglia, qualche capra e scendeva a Fry solo per le feste. Un giorno arrivò un giovanotto di Kasos emigrato in Mozambico. Cercava una moglie, aveva con se una collana d’oro comprata in un negozio di indiani. La ragazzina indossò il vestito delle feste e un velo bianco. A dorso di un asinello scese a Fry con la famiglia, fu celebrato il matrimonio, indossò la preziosa collana e al terzo giorno, dall’arrivo del giovanotto, era su una nave con destinazione Mozambico.
Morto il marito tornò a Kasos con le tre figlie. Racconti di speranze, di delusioni che il Grande Carro, ben visibile nella notte, sembra portare con se: forse c’è anche la mia storia.
Non lascio mai un pezzettino del mio cuore nei posti che amo, ma lo rinforzo con dei pezzettini di vita vissuta.
Grazie Bhola che mi hai accompagnato a ritrovare i miei passi qui a Kassos, grazie per aver unito i tuoi passi ai miei.
Con gratitudine.
Mariarosa Genitrini