Che cos’è il Nepal?

E’ una domanda che ritorna ogni volta che cammino per le strade, attraverso le piazze piene di gente ad ogni ora: alla mattina presto quando i contadini portano i cesti con le verdure che poi dispongono in ordine, in piramidi colorate  riempiendo  le strade dove una volta le vacche sacre, un po’ ladre, andavano a rubare le verdure. I venditori facevano finta di arrabbiarsi e poi allungavano un cespo di insalata, qualche carota e la “signora” soddisfatta si allontanava pochi metri dove un altro venditore l’aspettava. Più tardi aprono i negozi, grosse e pesanti serrande sono sollevate e subito accesi gli incensi  davanti alle figure sacre protettrici. Le mercanzie in un ordine disordinato sono esposte: stoffe, pentole moderne e tradizionali un po’ arrugginite, sgabelli di paglia colorata intrecciata, scarpe e vestiti che fanno a gara a chi è il più vistoso, come se il colore fosse un antidoto alla pesantezza e alla difficoltà della vita. Una strada a Kathmandu è riservata ai contenitori di rame, ottone, argento e alluminio: grandi vasi, piatti, pesanti bicchieri cerimoniali e statue di tutte le divinità. Quando il raggio del sole si insinua e trova uno spazio fra la folla, tutto risplende, abbaglia, le divinità sorridono osservando il passaggio delle persone, sembra di sentire il loro chiacchiericcio a volte un po’ pettegolo:

 “hai visto che bel vestito ha quella ragazza” dice Parvati, la fedele moglie di Shiva a Saraswati, dea della musica e delle arti, “ si mi piace molto ma io avrei preferito le scarpe dorate” ribatte Saraswati, intenta a suonare la vinha

Ma Kali subito ribatte” è troppo vistoso e che orribile pettinatura”

All’unisono Parvati e Saraswati, infastidite, le rispondono

” cosa ne vuoi sapere tu della moda, che sei nuda, vestita solo di vento, i capelli arruffati, senz aun filo di trucco e sempre con un’aria minacciosa” 

Inizia il continuo passaggio dei venditori del dudh chia, il the con il latte sempre troppo dolce, lo strillone con una pila di giornali appoggiati sul manubrio della bicicletta urla le notizia principali, a volte ride, a volte è serio, una mimica facciale che già dice tutto della notizia. Spesso lo fermo e compro quello scritto in nepalese, che non so leggere, ma lui è cosi contento che a volte me lo regala, in cambio gli offro il the. E tra una chiacchiera sul tempo con la signora che vende minuscoli limoni e il ragazzo delle spezie, comprando una frittella unta e cercando  con il venditore indiano di banane di pagare al prezzo nepalese, attraverso piazze conosciute ma ancora da scoprire, perchè ogni momento è diverso e la mia percezione cambia continuamente.

 A volte la confusione mi irrita, a volte ci prendiamo per mano e insieme camminiamo evitando moto, auto, rikschow, pile di stoffe distese per terra insieme a immagini sacre, spezie e incensi, sale himalayano e zenzero, polveri colorate da offrire al tempio dove le campane suonano per avvertire la divinità che una preghiera la sta raggiungendo e invitandola ad accoglierla con benevolenza.

Tutti i 5 sensi sono coinvolti, la vista dal colore delle stoffe e delle polveri colorate, l’udito dai clacson e dalle campane dei templi, il gusto dalle spezie, l’odorato dagli incensi, il tatto dalla delicatezza con cui accarezzare una statua. E l’anima si nutre  di questo caleidoscopio di sacro e profano. Namaste

www.shaman-nepal.com

Contact to Listing Owner

Captcha Code