25 marzo 2021. Tutti a parlare di Dante Alighieri: televisioni, giornali, social. Tutti sono diventati dantisti. Tutti impegnati a leggere canti della Divina Commedia. Dal Quirinale, alle sale dei Comuni di paese: versi del Paradiso e dell’Inferno, più trascurato, forse, il Purgatorio. La Divina Commedia, sempre meno studiata nelle scuole italiane, in bella mostra nelle vetrine delle librerie, che, per fortuna, restano aperte durante il confinamento per Covid. Un poema altissimo, difficile, e sono i pochi a conoscerla per davvero. Un lungo viaggio tra memoria e vita, attraverso luoghi, sentimenti e vissuto. Smarrimento, vizi e virtù, allegorie. L’amore, il filo conduttore di tutto il poema. L’amore che protegge “dalle ingiustizie e dagli inganni, dalle paure e dalle ipocondrie”, per dirla col filosofo Sgalambro. L’amore nelle sue forme diverse, conflitti, eroi e peccatori, aspirazioni e desiderio del sublime. L’universo, il cielo, le stelle, volti, personaggi, incontri, giudizi. Condanne. Vendette, morte, passioni, lotte sanguinose. E l’attualità della Divina Commedia: intrighi, scandali, inganni, sinergia, teatro, il senso delle cose tutte. Dante è poeta, è politico, è storico, è filosofo, è teologo, è visionario, è regista, è attore. Umanista prima dell’Umanesimo. E’ uomo straordinario, personaggio fuori dall’ordinario. Solo in Germania, cosa riprovevole, si è parlato male di Dante forse per invidia. Il canto V dell’Inferno, quello di Paolo e Francesca morti per amore, il più gettonato. L’amore è più facile da comprendere. Quello che le canzoni cantano, l’amore che vince sopra ogni cosa, ma non riesce a salvare tutto e tutti. L’amore che cantano i poeti, l’amore che unisce due coniugi anziani nello stesso ospedale ricoverati per Covid. L’amore di un padre che perde un figlio e uno come Gianpietro Ghidini lo abbiamo visto agire per amore. L’amore malato di chi arriva a uccidere. Quando tutto ciò che ci accade, seppure terribile, è umano.
25 marzo 2021