Prima.
Quel che si rileva ogni anno al Lido è come in 24 ore (l’inaugurazione della 79ma edizione, a 90 anni dalla prima del 1932 quando il primo film proiettato fu “Dr. Jackyll e Mr. Hyde” di Rouben Mamoulian, Mostra internazionale del Cinema ne è da ancor più quest’anno la “pietra miliare”) da una situazione di “lavori in corso” si passi, grazie a maestranze rese esperte da anni di pratica, in un attimo a una situazione di “red carpet” perfettamente attrezzata.
Tanta l’attesa per i film: per parte nostra, fra i vari, siamo stati particolarmente interessati al ‘Netflix Original’ sulla vita di Marilyn Monroe “Blondie”: diretto dal neozelandese Andrew Dominik e interpretato da Ana de Armas, tratta, nel 60mo anno dalla sua morte, la vicenda della vita della star, alternandosi tra colori scintillanti e un affascinante bianco e nero.
Seconda.
Rocio Muñoz Morales, Julianne Moore e Catherine Deneuve: ci fosse Gustav Klimt, a Venezia per la Mostra del Cinema, titoletebbe questo ensemble femminile (rispettivamente madrina, presidente della giuria e premio alla carriera), coerentemente, “le tre età della donna”, mentre per la sera, post Inaugurazione, ci aspettiamo un grande interesse per i primi “pezzi grossi” calati in Concorso, cioè “White noise”, un ‘catastrofico’ che propone riflessioni disincantate, di Noah Baumbach con protagonista Adam Driver e nel prosieguo “Princess” di Roberto De Paolis, incentrato sul fenomeno della prostituzione e dell’immigrazione, uno dei 5 film italiani in lizza per il Leone d’Oro.
Terza.
Inizia il Rito con sorpresa dal Red Carpet del Lido.
Oltre ai vari soggetti “attesi”, l’inaspettata Hillary Clinton e poi, in Sala Grande, un videomessaggio da Kiev del sempre attentissimo alla Comunicazione Zelensky, peraltro, come noto, attore nella sua “vita precedente”.
Un appunto.
“All the Beauty and the Bloodshed” di Laura Piotras, splendido documentario (“costruito” in sapiente modo ‘canonico’ e unico in Concorso: forse anche un “segnale”, questa attribuzione della Giuria, rispetto ad una Mostra con fin tante opere dedicate alle – da quella cannibalistica a quella sessuale – “diversità”) su una delle protagoniste dell’Arte e delle Aste d’Arte mondiali, Nan Goldin, vince il Leone d’oro, quasi un suggello di linkage con la Biennale d’Arte veneziana tuttora in corso.
A Venezia gloria anche per l’Italia (e ce la prendiamo con piacere, anche se qualche fiera riserva sul film permane) con il Leone d’argento per la migliore regia a Luca Guadagnino per il film “Bones and All”.