La cura

“Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie/ Dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via..“

Franco Battiato aveva messo in musica le parole del filosofo Sgalambro.

Un testo suggestivo, versi come metafora di una cura in grado di proteggere dalle angosce, dai conflitti, dalle ingiustizie, dagli inganni della vita, fino all’estremo “supererò le correnti gravitazionali / Lo spazio e la luce per non farti invecchiare”.

Nel 1927 era stato il filosofo Heidegger a considerare la cura come fondamento strutturale dell’esistenza, manifestazione dell’Essere, espressione del rapporto con gli altri.

La cura è qualcosa che trascende una modalità di strategie per guarire una malattia: essere in cura, seguire la cura.

Una carezza a chi sta male, una bugia sul letto di morte, un bacio sul ginocchio di nostro figlio caduto in bicicletta ha il potere di far sentire meno forte il dolore.

E non significa solo nutrirlo, comprargli mille giocattoli, ma dedicargli del tempo, ascoltarlo.

La cura alimenta autostima, favorisce una identità, indica premura, condivisione. E’ offrire aiuto a chi è stanco, fare la spesa, il bucato.

E’ quella dell’amico che ti chiede come stai, è telefonare più spesso al vecchio padre, mantenere una piccola promessa, è prendersi cura delle cose che gli altri amano come fossero le nostre.

Cura è conservare una confidenza, voltarsi indietro e aspettare qualcuno.

Come avevo visto fare ad un gabbiano, non quello di Livingston, ma quello che attendeva un compagno, forse vecchio e malato, rimasto indietro rispetto allo stormo che ogni sera attraversava il cielo sulla mia casa di campagna.

Cura è essere con l’altro anche da lontano, è una parola, uno sguardo. Il tempo della pandemia ha messo a dura prova la nostra potenziale capacità di cura. Ma non ci sono scuse. 

Cura è energia, è forza che attraversa lo spazio e il tempo.

31 marzo 2021 

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