La Morte

“Sarebbe bello essere immortali”.” Ma tu sai cosa significa essere immortali” ?

Vuol dire non morire da giovani, ma quando si diventa vecchi. 

Per Andrea, il mio nipotino, sette anni, morire da vecchi è come essere immortali.

La morte, traguardo inevitabile della finitezza umana, la morte che ci spaventa, eppure, come ci ricorda il filosofo, quando noi ci siamo, lei non c’è.

La morte, che ieri si guardava in faccia quando erano i vecchi a morire nelle famiglie patriarcali, oggi è tabù, o fascinazione che si traduce in sfida assurda per alcuni adolescenti.

La morte che sfila come immagine: quella dei migranti inghiottiti dalle acque del mare, del piccolo Alan, il bambino siriano trovato su una spiaggia, quella dei prigionieri dell’Isis, delle torri gemelle a New York, quella dei bambini che muoiono per fame, delle donne uccise dai loro compagni. La barbarie della morte come un film. Ingiusta, crudele.

La pandemia ci ha consegnato un altro scenario della morte che è divenuto terribile, viva presenza: la lunga fila delle bare a Bergamo, le fosse comuni oltreoceano. Per molti l’ultimo addio agli affetti senza l’ultimo abbraccio.

Forse dobbiamo pensare alla morte come condizione di passaggio verso una post-umanità, vivere nell’accettazione della morte, nell’heideggeriano essere per la morte. Credere, come vuole il Cristianesimo, che la vita non finisca e restare in attesa della Resurrezione.

La morte come un lungo sonno per Socrate che alla morte è andato incontro senza paura.

Ero accanto a mia madre poche ore prima della sua fine e quando la vidi immobile, senza respiro, sentii che quella non era mia madre.

Quel corpo era solo una materia organica che iniziava a decomporsi. Mia madre era persona solo con la sua voce, con il suo sguardo. Con il suo spirito, con il suo pensiero.

Mia madre era altrove.

Viva.

9 aprile 2021  

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