L’iconostasi

Come piccole farfalle che interrompono il paesaggio secco, le chiese sono ovunque. E alla loro ombra ci riposiamo nelle lunghe camminate, seguendo la geometria dei terrazzamenti delimitati da perfetti muretti a secco che “parlano” della fatica di una vita essenziale. Ieri siamo andati al monastero di Ayas Mamas, 7 km in salita, fra capre, vento e silenzio. La chiesa è dedicata a San Mamete di Cesarea, indicato come san Mamas è stato un giovane cristiano che subì il martirio per la fede.

È uno dei santi più popolari dell’Oriente bizantino. Il suo culto è antichissimo. Il senso del sacro lo si percepisce ascoltando il suono lontano del mare, la voce del vento, la vicinanza a “qualcuno”.

E oggi in un’altra lunga camminata fino alla piccola chiesa dedicata a San Demetrio di Tessalonica, martire del IV secolo. Una tradizione più tarda vuole che sia stato un militare romano.

La sua iconografia lo raffigura a cavallo in armatura da soldato romano, mentre uccide un moro. Lo spettacolo della baia da lassù toglie il fiato e in silenzio ascoltiamo il silenzio. Le chiese più grandi danno l’impressione di essere state disegnate da un bambino: bianche blu gialle.

E ogni giorno, verso il tramonto, andiamo al piccolo porto: le barche dei pescatori partono, e dalla chiesa esce il canto delle preghiere. E’ Canto del Vespro o Lucernario, propriamente detto: “accensione delle luci” al tramonto del sole. Viene cantato da un Papàs (Prete greco ortodosso).

Nel Vespro vengono cantati alcuni Salmi tratti dalla Bibbia e Inni Liturgici composti dai Padri della Chiesa lungo i secoli. Il fulcro del Vespro è un Inno antichissimo risalente al I secolo D.C. chiamato in greco: «Fos ilaron» (luce gioiosa) indirizzato a Cristo luce delle genti. E alla domenica assistiamo alla Messa.

Qualche parola sul video: il Papàs sta celebrando la Divina Liturgia (Santa Messa). Quello che colpisce di più il visitatore è il Papàs che “da le spalle ai fedeli” durante la Liturgia. Ma questa osservazione è errata, perché il vero significato di questa posizione è che sia il Papàs che i fedeli sono rivolti tutti ad Oriente (est) dove sorge il sole: infatti Gesù Cristo viene chiamato “Vero Oriente. Come il Signore stesso disse: “Come la folgore viene da oriente e brilla fino ad occidente, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. In ogni chiesa, piccola o grande, c’è una parete che separa l’altare dal resto della chiesa. Questa parete si chiama Iconostasi, “posto delle immagini” (icone). La funzione dell’iconostasi è quella di delimitare lo spazio più sacro, detto presbiterio, a cui hanno accesso solo i religiosi (presbiteri e diaconi) e dove si celebra la messa, dallo spazio riservato ai fedeli laici che assistono alla messa.

L’iconostasi, celando alla vista dei fedeli l’altare su cui il celebrante officia il sacrificio eucaristico, ha la funzione di preservare lo spazio sacro del “mysterium fidei” dallo sguardo dei fedeli, a imitazione del drappo che nel Tempio di Salomone nascondeva il “sancta sanctorum”, il luogo dove si custodiva l’arca dell’Alleanza. Simboleggia anche il Paradiso, in cui i cristiani un giorno vi entreranno dalla “porta santa” o “porta reale”.

Nell’iconostasi si trovano tre porte:

  • La porta centrale, generalmente a due ante, detta porta santa o porta reale;
  • Le porte diaconali, che si trovano ai lati di quella centrale.
    Su ogni iconostasi devono essere presenti almeno le icone di Cristo e di Maria, rispettivamente a destra e a sinistra della porta santa. Ulteriori icone sono presenti e variano a seconda della chiesa. Ringraziamo il nostro dolcissimo amico Roberto Martorana, profondo conoscitore della religione, che ci ha dato le spiegazioni che ho riportato e che hanno contribuito a dar vita alle fotografie.

Mariarosa Genitrini

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