Nella PsicoBioFisica di Marco Todeschini convergono Fisica, Biologia e Psicologia, mirabilmente integrate per spiegare le leggi della Natura: un importante contributo alla Scienza, sebbene oggi ancora poco capito o inspiegabilmente ignorato.
Marco Todeschini nasce a Val Secca di Bergamo, il 25 Aprile 1899 e muore a Bergamo il 13 Ottobre 1988. Si laurea in Ingegneria a Torino nel 1921, specializzandosi, in seguito, in diverse discipline della Fisica e della Biologia. Nella sua carriera scientifica raccoglie numerosissimi riconoscimenti: nel 1974 fu anche nominato per il premio Nobel per la Fisica.
Ecco come lo stesso Marco Todeschini descriveva il cuore della sua teoria: “tutti i moti dell’Universo, dall’infinitamente piccolo all’infinitamente grande, nascono da un etere universale, in perenne moto vorticoso, capace di influenzare sia la materia che gli esseri viventi e il loro Spirito”.
L’ipotesi di un etere che riempiva lo spazio, già dibattuta all’inizio del secolo scorso, venne abbandonata a seguito di una serie esperimenti, tra i quali il famosissimo esperimento di Michelson-Morley che sembravano dimostrare l’indipendenza della velocità della luce rispetto al cosiddetto “vento d’etere”. La costanza della velocità della luce, e quindi la sua indipendenza dal moto della sorgente e dell’osservatore, fu infatti uno dei postulati da cui A. Einstein partì per sviluppare la teoria della relatività ristretta: un postulato che non richiedeva, e quindi cancellava, l’esistenza dell’etere.
Tuttavia, da oltre un secolo non riusciamo a conciliare la Relatività con la Fisica Quantistica. La Scienza attuale adotta due teorie diverse ed apparentemente inconciliabili per spiegare rispettivamente l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo. Oggi ci si interroga come conciliare Relatività e Fisica Quantistica, distanti ma entrambe ricche di conferme scientifiche.
Marco Todeschini aveva già intuito questa necessità, e forniva una risposta credibile, secondo una visione dello spazio come un fluido che supera la geometria differenziale dello spazio curvo della Relatività, e che crea, quindi, un ponte tra materia e spirito. La PsicoBioFisica di M. Todeschini assume, dunque, il significato di scienza unitaria che supera quella frammentazione del sapere del suo tempo (ma anche di quella odierna). Una sola legge (quella dello spazio fluido) governerebbe sia l’infinitamente piccolo sia l’infinitamente grande, e persino le nostre sensazioni, percezioni.
Ad esempio, i movimenti dello spazio fluido (ad es. vortici, vibrazioni), sollecitando i nostri organi di senso, producono delle correnti elettriche che attraverso i nervi arrivano al cervello. Tali correnti, una volta decodificate, producono le diverse sensazioni dei nostri sensi percepite dalla psiche. Dunque, le sensazioni prodotte dai nostri organi di senso sono delle entità psichiche. Il cervello è il raffinato sistema di controllo che decodifica le informazioni provenienti dai cinque sensi (vibrazioni e movimenti dell’etere), ma è la psiche, a percepire ed elaborare le informazioni associate. La psiche appare quindi come una sorta di ricetrasmittente, che può mettere in moto vorticoso l’etere spaziale, attraverso la generazione, propagazione e ricezione di campi elettromagnetici prodotti dal corpo umano.
Straordinariamente, a trent’anni dalla scomparsa di Marco Todeschini ancora oggi si propongono teorie simili, anche se meno unificanti della PsicoBioFisica: ad esempio una recente pubblicazione propone che il vuoto dello spazio potrebbe essere un fluido non newtoniano [1]. Questo nuovo approccio, ad esempio, non solo fornisce una soluzione esatta all’anomalia del moto delle sonde spaziali, ma propone anche un modo completamente nuovo di pensare allo spazio, all’universo e alla teoria della relatività generale di Einstein [2].
In sintesi, la PsioBioFisica di Marco Todeschini ha ancora il potenziale di abilitare una rivoluzione scientifico-culturale di notevole portata, e con diffuse implicazioni sistemiche. Ad esempio, potrebbe rilanciare nuove prospettive scientifiche a sostegno delle Medicina Complementari basate sui concetti di “vibrazioni e risonanze dello spazio fluido” che ci circonda.
Riferimenti
[2] https://www.nrcresearchpress.com/doi/full/10.1139/cjp-2018-0744#.X0ZWIcgzaUl