Meditazione e ghiandola pineale

Cercando sul dizionario la definizione di meditazione possiamo leggere la definizione che ha origini dal latino “meditazio”, ovvero riflessione. In generale è una pratica che si utilizza per raggiungere una maggiore padronanza delle attività mentali, in modo che questa divenga capace di concentrarsi su un solo pensiero, su un solo concetto, o un preciso elemento della realtà.

La Ghiandola Pineale: “è una struttura cerebrale situata ai margini del terzo ventricolo, una cavità del cervello che contiene il liquor cerebrospinale…”.

Ora, vediamo quale relazione c’è tra la meditazione e la ghiandola pineale. Il discorso è alquanto complesso ma comunque comprensibile a chiunque. Possiamo dire che quando meditiamo oltrepassiamo il mondo dei sensi per immergerci nelle frequenze del campo quantico che contiene innumerevoli informazioni. E per spiegare il nostro stato di consapevolezza possiamo dire che in quel momento aumenta l’energia che si trasforma in pensieri ed immagini che vanno oltre la realtà percepita dai nostri sensi. Aggiungo, che in più, l’energia si trasforma in un’emozioni così profonde da catturare l’attenzione della mente, cosicché sia il corpo che il cervello “ricevono un aggiornamento biologico”. A questo punto dobbiamo parlare della ghiandola pineale: è un’escrescenza (nel cervello) fatta a forma di piccola pigna (da qui il nome) che si attiva al mattino quando i nostri occhi si aprono e catturano la luce, producendo il neurotrasmettitore serotonina. Verso sera, con il calare della luce, la serotonina acquisita, si trasforma in melatonina, altro neurotrasmettitore che rallenta le onde cerebrali da beta ad alfa per portarci a quelle theta e delta del sonno, inducendo in noi i sogni durante la fase REM del sonno. La maggior produzione di melatonina la si ha tra l’una e le quattro di notte. Nota importante da sottolineare è che essa migliora il metabolismo, rallenta l’eccessiva produzione di cortisolo che, se in eccesso, induce allo stress. Inoltre rafforza il sistema immunitario, riduce i radicali liberi ecc…

Se analizziamo il contenuto della ghiandola pineale, notiamo che è fatta di cristalli di calcite e, proprio grazie ad essi, questa è capace di generare dei campi elettromagnetici che possono sintonizzarsi con le informazioni del campo quantico. Nel momento in cui meditiamo, infatti, attiviamo la ghiandola pineale e di conseguenza i campi elettromagnetici: ci connettiamo con le informazioni invisibili del campo quantico il quale a sua volta ci risponde inviandoci altre informazioni che noi convertiamo in immagini o messaggi, in esperienze trascendentali ed in “visioni multisensoriali”. La nostra ghiandola risulta essere, quindi, un’antenna per ricevere informazioni.

Affinché la ghiandola si attivi (e noi possiamo immergerci nella meditazione), dobbiamo farlo attraverso la respirazione, creando su di essa un effetto “piezoelettrico” (effetto di compressione). Infatti durante la respirazione consapevole -che sosteniamo per arrivare ad uno stato di meditazione profondo-, il nostro corpo contrae dei muscoli che spingono il liquor cerebrospinale alla ghiandola pineale che, a sua volta, sottoposta a pressione meccanica, produrrà una carica elettrica attivando il campo “elettromagnetico” che, come dicevo, ci connetterà con il campo quantico. Questo processo permette di “viaggiare” oltre il tempo e lo spazio, facendoci fare così delle esperienze extra sensoriali e portando, nel contempo, anche il nostro corpo e la nostra mente in uno stato di benessere e di rigenerazione biologica. I benefici, pertanto, sono molteplici. Il connubio tra meditazione e pineale ed il gradito effetto di benessere interiore sperimentato generano un curioso interrogativo che risulta, oramai, in gran parte svelato.

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