Terzo giorno a Symi.
Quando mercoledì all’imbrunire il traghetto da Kasos è entrato nel porto di Symi (7 ore di navigazione) subito abbiamo notato che lo stereotipo “isole greche=casette bianche con infissi blu e cascate di boungavillee, chiesette bianche con cupole blu” qui è stato stravolto. Case in stile neo classico colorate con un gusto incredibilmente bello, contrasti equilibrati anche se azzardati costituiscono un’armonia pittorica che nutre non solo la vista ma anche la mente. Un posto dove ambientare fiabe di principesse e principi marinai, un posto che sembra fatto con le carte da gioco colorate da un architetto che, sospeso fra il cielo e il mare, ha deciso di colorare le sue giornate. Symi, piccola isola del Dodecanneso, emerge dal blu intenso dell’Egeo e subito deve fare i conti con le rocce, un’eterna contesa dove le parti hanno trovato un’equilibro. Pochi km quadrati di terra, 64, due soli centri abitati, Gialos e Chorio, e attorno “montagne” che raggiungono 600 metri, e in cima 16 mulini a vento in disuso ma ben mantenuti, sentinelle di questo fiore colorato galleggiante sul mare. Leggende, mitologia, emigrazione, guerre. Storie dolorose che forse i colori delle case addolciscono per essere più sopportabili.
Quinto giorno a Symi.
“Andiamo a vedere cosa c’è dopo quella curva”. È così, curva dopo curva, 4 km fra pini e cipressi e il blu infinito dell’Egeo, arriviamo ad un piccolo borgo di pescatori, non arrivano gli yacht ormeggiati nel porto di Symi, piccole barche colorate si lasciano cullare dal mare, le case si riflettono nell’acqua trasparente come uno specchio per rivelare chi è la più bella del reame.
Sesto giorno a Symi.
Un’ora di bus che fra continui tornanti attraversa l’isola. Il paesaggio alterna zone di rocce con altre verdi, pini, ulivi, viti e gelsi. Le case colorate si allontanano, qualche chiesetta bianca sembra pitturata nel paesaggio. La strada sale e poi sembra precipitare nel mare e poi salire ancora. In fondo una baia, una costruzione bianca: il monastero di Panormitis. E’ il monastero più grande del Dodecanneso dopo quello di San Giovanni a Patmos. Dedicato al protettore dell’isola Arcangelo Michele accoglie i turisti e i pellegrini con il campanile costruito nel 1905 in stile barocco e con il pavimento a mosaico: L’Aquila bifronte e le onde del mare, le onde dell’anima in cerca di pace nel divenire della vita. Una piccola porta per entrare nella chiesetta: piccola ma con una grande energia. Bellissimi affreschi su tutte le pareti raccontano la vita di Gesù, un libro da leggere in silenzio. Una grande icona dalle dimensioni superiori al normale, d’argento, è il punto centrale della chiesa. I pellegrini si inchinano, toccano il vetro che la protegge, chiedono la guarigione fisica e spirituale. Bellissima l’iconostasi di legno scolpito, le lampade appese al soffitto sono i doni dei devoti, affinché ricevano la luce divina. Interessante la storia che racconta il motivo per cui la chiesa è stata costruita proprio a due passi dal mare. Una contadina stava arando il suo piccolo campo quando vide, sotto una pianta, una piccola immagine di San Michele. La portò a casa ma al mattino non la ritrovò nel posto dove l’aveva messa. La ritrovò invece sotto lo stesso albero. E per tre giorni si ripetè la stessa storia. Alla notte del quarto giorno apparve in sogno San Michele, luminoso con la spada splendente. Indicò alla donna dove far costruire una piccola cappella per custodire la sua immagine. E la piccola cappella era proprio dove adesso c’è la chiesetta e il complesso monastico. Questo posto è importante perché fa parte dei 7 santuari dedicati a San Michele, distanti fra loro ma perfettamente allineati.
E’ la linea sacra di San Michele che unisce l’Irlanda ad Israele. Una linea retta che per oltre 2mila km taglia l’Europa collegando sette monasteri dedicati all’Arcangelo Michele. La Linea Sacra di San Michele è secondo la leggenda il colpo di spada che il Santo inflisse al Diavolo per rimandarlo all’inferno. I tre siti più importanti Mont Saint Michel in Francia, la Sacra di San Michele in val di Susa e il santuario di Monte Sant’Angelo nel Gargano sono tutti alla stessa distanza. Un monito del Santo affinché vengano sempre rispettati le leggi di Dio ed i fedeli proseguano nella rettitudine. Inoltre la Linea Sacra è in perfetto allineamento con il tramonto del sole nel giorno del Solstizio di Estate.
Ottavo giorno a Symi.
5.5 km a piedi in salita, fra pietre e pochi alberi, i nostri passi e il profumo dell’origano che si insinua fra le pietre. Qualche capra e nessun altro. Raggiungiamo un altro monastero dedicato a San Michele. Il monastero Roukouniotis sembra quasi una fortezza e il silenzio e l’assenza di altri turisti crea un’atmosfera particolare. La custode apre la porta della chiesa al piano inferiore, la più antica, con affreschi del 15esimo secolo. Al piano superiore l’icona miracolosa del Santo, del 1734. E ovunque affreschi, occhi che ti guardano, la sensazione di essere in un abbraccio. Uno stordimento di bellezza. A volte San Michele è rappresentato con la bilancia, quale “ pesatore” delle anime prima che entrino nell’aldilà. Nell’ induismo questo compito è affidato al dio Yama. Il libro aperto delle preghiere davanti alla bellissima iconostasi del 15esimo secolo, le offerte all’icona miracolosa, ex voto e richieste di guarigione, il vento che entra dalle piccole finestre: tutto dà voce alle preghiere
“San Michele Arcangelo con la tua spada difendici, con la tua luce illuminaci e con le tue ali proteggici”.
Per la Chiesa Cattolica oggi è la festa di San Michele e noi siamo qui, nella chiesa a lui dedicata, davanti all’icona miracolosa, in una dimensione spirituale che non ha barriere religiose, ma solo il senso universale del sacro, al servizio di tutti gli esseri viventi di ogni credo e religione.
Nono giorno a Symi.
Con un velocissimo taxi boat arriviamo a due spiagge, irraggiungibili a piedi. E qui il paesaggio dà il meglio di se: scogliere a strapiombo, alte più di 300 metri, piccole chiese, le rocce si immergono nel mare blu, imponenti ma delicate, come i castelli di sabbia bagnata che facevo da bambina, come dei coni di gelato grigio con qualche spruzzata di verde. Tutto ci sovrasta in un’armonia dove il cielo si trasforma in roccia, la roccia in acqua che evaporando ritorna al cielo. Gli elementi si combinano tra di loro, seguendo un progetto primordiale disegnato dal Grande Architetto. E in una spiaggia di sassi bianchi arrivano tre caprette: hanno capito che nello zaino c’è da mangiare e da bere e con insistenza reclamano la loro parte Grazie ancora a Roberto.
Decimo giorno a Symi.
C’è un’energia particolare a Symi, un’energia femminile, leggiadra ma tosta, maliarda e difensiva. È una signora di mezz’età, non ama i twin set coordinati, abbina i colori in modo non casuale ma con eleganza. Il verde con il bordeaux e l’azzurro, il giallo con il viola e il rosso. Non esce mai senza un filo di trucco, ma non nasconde le sue rughe. E così accanto alle case nuove colorate c’è quasi sempre la casa vecchia di pietra, i cui muri scrostati sono pennellate di colori e di storie. Porta sempre il cappello di forma triangolare, leggiadri veli le coprono le spalle, così quando sale le ripide scale sembra una farfalla. Il suo bagno è coperto di mosaico di tutte le sfumature del blu, le piace camminare scalza o con leggeri sandali colorati. I suoi antenati erano pescatoti di spugne, una vita difficile nelle profondità del mare, già da bambini a 40 metri, per riemergere con le spugne. Questo ha permesso di esportare il prodotto ovunque, in cambio della fatica la ricchezza e il prestigio di costruire bei palazzi e importanti chiese. Le sue rughe e a volte l’espressione triste parlano della rivoluzione del 1821 contro la Turchia, dell’emigrazione negli USA e in Australia, delle famiglie separate. Le rughe parlano anche dell’occupazione italiana il 19 maggio 1912, ma i suoi antenati opposero una fiera resistenza al tentativo italiano di estirpare la cultura, la religione e persino la lingua. Nel 1940 chi era emigrato ritornò a Symi per combattere contro la Germania. La signora non nasconde una lacrima intanto che parla di torture, di persecuzioni, di morti per la libertà. E il 24 settembre 1944 i tedeschi, prima di lasciare l’isola, bombardarono il kastro, la fortezza dei Cavalieri di San Giovanni di Rodi che dominava dall’alto l’isola. E spesso la signora sale e cammina fra i ruderi, ricordando che c’era una scuola importante, con 120 allievi: ha avuto un ruolo importante nella diffusione delle lettere. Quando i ricordi sono troppo pesanti la signora scende al porto, si aggiusta il cappellino e osserva chi arriva, a solo 8 miglia nautiche ci sono le coste turche che sembrano ostacolare l’immensità dell’Egeo. Beve l’ouzo con eleganza intanto che il vento le porta via un velo colorato. Lo osserva volare fra le rocce per poi distendersi sul mare come un fiore.
Mariarosa Genitrini
Un ringraziamento agli amici Stefano e Roberto per le spiegazioni