Viaggiare, una risorsa a portata di mano

Ci sono persone che sono più portate a viaggiare, ad affrontare anche le fatiche di un viaggio (perché il viaggio è comunque impegno e un “movimento” fisico e mentale).

Ci sono pure persone, però, che non sono assolutamente abituate a viaggiare, né ne hanno lo stimolo, l’interesse, la cultura oppure il desiderio di uscire dai propri luoghi mentali e fisici per abitudine o pigrizia. E ci sono anche persone, altresì, che non viaggiano per non confrontarsi con la novità, con la propria “ignoranza”, l’evoluzione e la curiosità di mettere in discussione le proprie abitudini, credenze, dogmi.

Viaggiare è impegno come abbiamo detto perché è ragionamento, scoperta, riflessione, introspezione, valutare cioè consciamente e inconsciamente le proprie convinzioni con gli input che arrivano dall’esterno.

Si viaggia per scoprire sapori, profumi, culture, abitudini, modi di fare e di pensare diversi dalle nostre, e si viaggia anche percorrendo solo pochi metri dalla propria abitazione; pensate a quando ci si sposta per motivi di lavoro (quindi per fare business) oppure per motivi di salute, per studio, per andare dai parenti, per festeggiare un compleanno o una ricorrenza, una sagra, un Santo Patrono: il viaggio diventa il mezzo per raggiungere un fine, stare bene e apprendere o ricevere, un rapporto di dare e avere che genera un’introiezione di concetti e di valori, di conoscenze e di informazioni che servono per migliorare la nostra condizione psicofisica, di concerto alla nostra maggiore apertura della mente, dato che ci predisponiamo esplicitamente o implicitamente ad uno scambio col mondo e con le persone nel quale ci immergiamo, anche solo per poche ore, o che incontriamo per qualsiasi motivo.

E’ uno stimolo fondamentale all’apertura mentale e di disponibilità al nuovo, staccandosi da quelle azioni e pensieri che per abitudine, senza rifletterci e quasi in automatico, tutti i giorni si compiono. Vedete: fermiamoci un attimo, osservatevi e capirete che siamo quotidianamente tutti all’interno di una gabbia che ci siamo creati. Una gabbia composta di relazioni, di attività lavorative, di affetti che certamente sono state da noi create, cercate, conquistate e quindi volute ma che nel lungo periodo creano una situazione di accomodamento e di staticità che solo il viaggio può interrompere.

Si tratta di una interruzione benevola, positiva, stimolante perché pone obbligatoriamente al confronto e all’accettazione o meno di cose nuove, di luoghi nuovi, di persone nuove, di nuovi profumi, rumori, architetture che creano realmente una rivoluzione alla nostra stasi e che rimescola le nostre attitudini anche solo per il tempo in cui ci si impegna in questa temporanea esperienza.

Ciò fornisce lo stimolo a cambiare le nostre attenzioni e questo è esercizio per la mente e per il corpo, generando (se si è fortunati) anche nuove emozioni e intuizioni che possono tornarci utili nella nostra quotidianità.

Il viaggio di piacere si differenzia dal viaggio vero e proprio perché il viaggio di piacere paradossalmente è si positivo perché ti fa star bene ma è pur anche un’abitudine che si aggiunge ad un’abitudine (andare al mare nella seconda casa di sempre, andare a pescare tutti i giovedì, recarsi a sciare tutte le domeniche, etc…) è una conferma del desiderio di non voler cambiare, vivendo nelle conoscenze consolidate che a mano a mano portano al rifiuto del nuovo e del cambiamento.

E’ un’attività conservativa che nel lungo periodo non giova ma può diventare addirittura negativa (stessi pensieri, stesse persone, stessi discorsi che si riprendono ogni volta, stesse atmosfere, stessi odori, atmosfere, etc.).

E allora? Via: si deve alternare questa situazione consolidata a nuove esperienze e rischiare anche le eventuali scomodità e impressioni diverse che potrebbero arrivare dal nuovo e da un’esperienza non studiata a tavolino. Il viaggio è, ripeto, un’esperienza, una possibilità di evoluzione, di ricerca, è il gioco della vita che risiede nella sfida da dove non esci ne vincitore ne vinto ma dove accumuli punti per conoscere sempre di più cosa c’é intorno a te e saperti sempre di più misurarti con te stesso e con gli altri facendo tesoro di quel che sei.

Anche il viaggio mentale ha una sua grande importanza: sognare di essere in un dato posto, insieme a determinate persone, immaginarsi in una vacanza particolarmente suggestiva e voluta oppure con persone e in un luogo desiderato o ambìto è assolutamente importante ma toglie l’azione fisica, le problematiche legate alla “conquista” attraverso il movimento, il confronto con il mondo esterno, con l’altro, con i luoghi, con il clima, i rumori, i piaceri fisici e pertanto rimane monca di elementi importanti che tolgono molta vitalità all’esperienza.

L’importante, voglio sottolinearlo, è sempre come ognuno di noi vive l’azione del viaggio, che sia a piedi dal vicino, che sia in capo al mondo con il massimo della spesa e del comfort oppure che sia in un villaggio sperduto dell’Africa più povera e disperata o per attendere ai propri impegni di lavoro. L’azione del viaggio rimane di per se come valore e la nostra attitudine dovrebbe essere allenata e stimolata a fare, di ogni azione del viaggio, elemento di esperienza e di conoscenza per raggiungere un alto grado di consapevolezza del vero valore della vita e di quel che siamo.

Da “I colloqui con Andrea” di Vittorio Spampinato – presso lo Studio Andrea Penna – Preganziol, marzo 2021

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