Coscienza e comunicazioni…estese

Comunicare significa entrare in rapporto con gli altri e con l’ambiente. Comunicare implica uno scambio, un’interazione… Il verbo comunicare deriva dalla parola latina “communicare” che pare significasse condividere un rito su un altare”. Comunicare è un atto sacro! 

Comunicazione e linguaggio sono spesso usati come sinonimi, ma non sono la stessa cosa. Il linguaggio è una modalità di trasmissione dei contenuti.

Si può comunicare con diversi linguaggi (ad es., verbale, non verbale, etc) ma anche a diversi livelli, persino fuori dagli apparenti vincoli imposti dalla concezione classica di spazio-tempo… Telepatia, Transcomunicazione, Sincronicità… costituiscono alcuni esempi documentati da innumerevoli casistiche. 

Inoltre, la comunicazione ed il linguaggio contribuiscono allo sviluppo delle strutture cognitive e della coscienza (si veda ad esempio, l’ipotesi Sapir Whorf). Ecco allora che diventa significativo parlare anche di coscienza.

La coscienza potrebbe essere definita come quella facoltà espressione di competenze innate ed acquisite, che consentono agli individui di provare sensazioni, emozioni, sentimenti e di adattarsi nell’ambiente in cui vivono. La coscienza non va confusa con la consapevolezza, che è la capacità di conferire “colore e spessore alla coscienza” (come affermava Daniel J. Siegel)… è il prendere atto – qui ed ora – della coscienza. 

Così come per la comunicazione, possono esserci diversi livelli di coscienza. Si pensi ad esempio ai fenomeni di NDE (Near Death Experience) ed OBE (Out of body Experiences) come stati di coscienza espansa. 

Si potrebbe affermare che comunicazione e coscienza, quando sono ad un livello esteso, posso trascendere il Principio di Località della Fisica Classica. Tale principio infatti afferma che le interazioni tra eventi e/o sistemi avviene attraverso relazioni di causa-effetto con scambio locale di forze ed energia, e che tali interazioni avvengono con velocità non superiore alla velocità della luce. In altre parole, la nostra esperienza quotidiana, secondo la Fisica Classica, è confinata nel “cono di luce” della Relatività.

Sappiamo tuttavia che tale prospettiva è riduzionista. Abbiamo evidenze di fenomeni di Telepatia, Transcomunicazione, Sincronicità… NDE, OBE che superano i confini del “cono di luce” ovvero trascendono il principio di località, ed il mero determinismo classico. 

Fortunatamente, il paradigma quantistico ci cambia la prospettiva e ci assicura che la realtà è anche indeterminata: sono possibili anche eventi non-locali e a-causali (effetto precede la causa) e tutto appare come una danza indipendente di micro-eventi, senza una freccia preferenziale del tempo…

Dunque, secondo il paradigma quantistico eventi e sistemi anche distanti possono influenzarsi istantaneamente, anche senza spostamento di materia o utilizzo di forze o energia; sono possibili fenomeni sia casuali sia a-causali; nessun corpo è statico, passivo, ma è in costante “oscillazione secondo dei propri ritmi”; il «vuoto quantistico» – che occupa il 99% del volume della materia – è sede di fluttuazioni energetiche: quindi è un mediatore attivo di risonanze – anche non locali – tra i corpi. C.G. Jung l’avrebbe associato al Pleroma.

Le dimensioni spaziali di questo “vuoto quantistico” sono soggette a onde e vortici come se costituissero un fluido percorso da moti collettivi (ad es. correnti d’acqua e vortici nel mare…): luce, materia, vita, intelligenza, emozioni, pensiero… emergono dalle fluttuazioni questo fluido spaziale in continuo movimento… e questo fluido è anche il mediatore di stati di coscienza e comunicazioni… estese.

Contact to Listing Owner

Captcha Code