Il giorno e la notte

Tra il giorno e la notte c’é una differenza sostanziale energetica a favore delle ore diurne, ma è da tenere in considerazione anche le interferenze e le distrazioni che esistono di giorno e che invece durante le ore notturne sono molto inferiori.

In effetti, se dovessimo tener conto esclusivamente della carica pranica è indiscusso che le ore diurne, quelle baciate dal sole, sono certamente le ore più incisive, quelle che danno una maggiore forza rigeneratrice e corroborante rispetto alle ore notturne; ma è da tener ben presente che durante la mattina, per esempio, da quando iniziamo ad attendere ai nostri impegni, si viene sottoposti ad una serie di stress psicofisici che assorbono molta della nostra energia distogliendoci dalla possibilità di condurre una serena concentrazione.

Pertanto, benché l’arco temporale della mattina possa sembrare il più idoneo per gli esercizi meditativi o di ricarica, spesso proprio durante la mattina l’esercizio meditativo stesso e di ricarica può risultare più faticoso o quantomeno più impegnativo rispetto alle attività condotte durante le ore notturne perché di fatto esso richiede una maggiore concentrazione in ragione del fatto che la nostra mente, che non è naturalmente sincronizzata sulla reale cadenza di attività meditativa costante in quell’arco di tempo, già solo per avviare una sua concentrazione, distogliendosi dalle abitudini e dalle interferenze dei rumori e dei disturbi che possono inibire il corretto esercizio, si sottopone a stress inconsci che erodono buona parte dell’esercizio e pertanto dei benefici che dall’esercizio si può trarre.

Allora ritengo che la notte, momento che è deputato al riposo e al sentire con più naturalezza se stessi (prepararsi per andare a dormire, telefonare agli amici per un saluto, avviare il corpo e la mente ad ogni sorta di rilassamento e quiete dopo una giornata di lavoro e di contatti con il mondo esterno), sia il momento più adatto per rigenerarsi.

Ciò in particolar modo se è una notte limpida e con le stelle, senza interferenze atmosferiche o climatiche avverse, nel silenzio e nel comfort della propria casa, o al mare, o in un luogo piacevole di villeggiatura, perché da queste condizioni si assorbono le migliori energie defatiganti e rigeneratrici che l’Universo ci invia connettendoci, nella pace delle ore serali e notturne, alle più vicine frequenze vibrazioni che viviamo in quel momento della giornata, ponendoci naturalmente in sintonia con quanto è intorno a noi in percezione conscia e inconscia delle energie che ci circondano.

A volte però, in situazioni di stress importanti, è necessario comunque interrompere la mansione che si sta svolgendo, anche solo per una decina di minuti, per recarsi in esterno e collegarsi con i diretti raggi del sole, o comunque con la luce, per scaricare le negatività accumulate e avviare un processo di rinvigorimento richiamando a se i raggi del sole dato che possono purificarci dallo stress accumulato e rinnovare le proprie energie riponendo il tutto in equilibrio.

È molto importante riconoscere il momento in cui è necessario svolgere su se stessi un’azione defatigante, interrompendo l’attività che si sta conducendo, rimuovere la causa dello stress e porsi a contatto con i raggi solari, con l’aria aperta, con l’etere che contiene in se stessa tutti gli elementi che servono per dare nutrimento pranico.

Un’ottima carica energetica dura dalle otto alle dieci ore. Poi ci sarà necessariamente bisogno di una ricarica pilotata, voluta, ricercata e ben gestita per tornare ad essere efficienti e in forma in poco tempo altrimenti saranno necessari tempi più lunghi e riposo.

Ricordiamoci sempre che il giorno è distraente rispetto alla notte, la nostra civiltà con le sue abitudini condiziona a tal punto che tante cose già stressanti di per se vengono svolte automaticamente, senza riflettere e per cattive abitudini, pertanto la distrazione, cioè la difficolta di raggiungere una serenità quantomento momentanea per la rigenerazione energetica, è purtroppo reale.

Molti mi raccontano della difficoltà di andare in uno stato meditativo in ragione dei tanti pensieri che si accavallano nella mente così come i rumori che vengono percepiti in maniera amplificata proprio quando si cerca di raggiungere un momento di raccoglimento diretto e più profondo. Ecco, ciò è dovuto alle interferenze naturali che il mondo contemporaneo ci fa vivere e in cui noi ci troviamo immersi.

Da qui comprenderete il perché i Santuari e le attività di ricerca interiore e di applicazioni energetiche avvengono da sempre in luoghi isolati, immersi nell’aria e nella luce, possibilmente in un contesto piacevole e in un momento condiviso con altri (ancora meglio) proprio perché in questo modo si riesce a ottenere il risultato migliore tra l’attività di ricarica, il riequilibrio psicologico e la meditazione.

Da “I colloqui con Andrea” di Vittorio Spampinato – presso lo Studio Andrea Penna – Preganziol, marzo 2021

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