Il Vuoto non è poi così vuoto!

La Meccanica Quantistica (MQ) ha rivoluzionato il pensiero scientifico introducendo idee e concetti radicalmente nuovi rispetto a quelli abituali della realtà quotidiana. Ad esempio, la comprensione dei concetti di interazione e di vuoto quantistico, richiedono senz’altro un cambio radicale di prospettiva.

Vediamo di che si tratta, in questo breve articolo. Secondo il Modello Standard della Fisica Quantistica, la materia e le interazioni sono modellizzate attraverso pochi costituenti fondamentali. Tali costituenti sono: i fermioni (ossia i componenti della materia, suddivisi in leptoni e quark) ed i bosoni di Gauge (che agiscono da mediatori delle quattro forze fondamentali: elettromagnetica, nucleare debole, nucleare forte e gravitazionale).

Ad esempio, gli elettroni sono dei leptoni. Il nucleo atomico contiene, invece, protoni e neutroni, che sono a sua volta composti da tre quark. Il bosone di Higgs, inoltre, è un altro tipo di particella elementare, associata al cosiddetto campo di Higgs, che svolge conferisce la massa alle particelle elementari.

Il fotone è mediatore della forza di interazione elettromagnetica. Non possiamo qui approfondire ulteriormente qui questi concetti ma il cambio di paradigma è evidente: fra due particelle si esercita una forza se, e solo se, viene scambiato, attraverso il vuoto, un mediatore di forze cioè, di fatto, un’altra particella, appunto il bosone di Gauge.

Oggi, la Teoria Quantistica dei Campi (TQC), nell’ambito del Modello Standard, supera alcuni dei limiti interpretativi della QM: le particelle quantistiche sono viste come stati eccitati di campi sottostanti, come se fossero delle increspature ondose di oceani energetici. Ricordiamo che il campo (ovvero l’oceano) è definibile essenzialmente come una proprietà caratteristica dello spazio-tempo: si pensi ad esempio ai campi gravitazionale ed elettromagnetico, i cui stati eccitati sono rispettivamente il gravitone ed il fotone (ovvero le relative increspature ondose).

Nella TQC, anche il vuoto più perfetto, privo di qualsiasi traccia di materia, può essere immaginato come un campo di energia minima, da dove emergono e scompaiono, continuamente, coppie di particelle virtuali. Queste particelle sono chiamate virtuali, perché hanno una vita brevissima – il cosiddetto tempo di Plank (10-34 s), l’unità di tempo più breve nella Fisica Quantistica.

Facciamo un esempio. Consideriamo l’atomo più semplice e diffuso in Natura, l’idrogeno, che è immaginato come un nucleo composto da un protone ed un solo elettrone che gli “orbita” intorno. Se immaginiamo il nucleo dell’atomo di idrogeno grande come una pallina da tennis, allora la distanza alla quale l’elettrone gli orbita intorno è, in proporzione, equivalente a circa 250 metri! Il resto è vuoto quantistico, un oceano dove fluttuano particelle virtuali.

In sintesi, il 99,99% del volume della materia è vuoto quantistico, ovvero spazio che non è occupato da alcuna particella reale, bensì è come un oceano di fluttuanti particelle virtuali, che emergono e scompaiono, continuamente. Non si tratta solo di speculazioni teoriche: di questo ne abbiamo precise prove scientifiche sperimentali.

Inoltre, questo vuoto quantistico non è passivo, come la Fisica classica newtoniana pensava fosse il vuoto: in realtà, il vuoto è un “mezzo” attivo che tutto pervade e tutto mette in collegamento. Come ? Lo vedremo in un prossimo articolo.

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