La scrittura tutta significa sforzo per acquisire gli strumenti essenziali alla comunicazione virtuosa. Si dovranno acquisire le conoscenze adeguate di grammatica e di sintassi, si dovrà arrivare a controllare in modo efficace l’espressione migliore per arrivare al lettore.
La Poesia ha anche qualche esigenza aggiuntiva. Specie la poesia dei grandi autori, quelli che leggiamo con soddisfazione perché capaci di avvincerci oltre che per la ricchezza dei sentimenti espressi anche per uno stile controllato, preciso coerente con la logica dei significati.
Per essere più precisi, riguardo alla Poesia si possono fare tutta una serie di considerazioni più puntuali.
La poesia si esprime per frasi poetiche.
Le frasi poetiche sono organizzate secondo un progetto personale e generalmente usando la tecnica della scrittura verticale al fine di rendere leggibile un testo operando le opportune cesure e pause in corrispondenza ai singoli versi.
Un caso particolare è rappresentato dall’enjambement che opera una connessione diretta tra due versi consecutivi.
La frase poetica è costituita da vocaboli di particolare potere evocativo e di significato alto e suggestivo ma può derivare semplicemente dalle parole del linguaggio comune purché organizzate secondo cadenze gradevoli.
La frase poetica specifica della poesia è il verso.
Il verso è dunque una frase poetica con due essenziali caratteristiche.
La prima è di carattere quantitativo, cioè dal numero di sillabe, la seconda è di carattere accentuativo, corrispondente cioè alla posizione degli accenti.
Ogni tipologia di verso ha una specifica tipicità di accenti.
Il verso con le caratteristiche sopraddette non è una invenzione astratta precedente alla poesia. La sua coerenza è solo e unicamente la rilevazione e l’organizzazione della tradizionale armonia come ci viene tramandata dalla letteratura.
La frase poetica è un verso quando la sua cadenza, cioè la sua accentuazione e la sua musicalità sono generalmente accettate dalla maggior parte degli addetti ai lavori.
La verifica all’indietro di una frase poetica e la constatazione della sua reale musicalità fa collocare la frase stessa nel novero dei versi per la correttezza degli accenti rapportati al numero delle sillabe.
Chi ha il dono della “parola poetica” si esprime spontaneamente con il linguaggio della poesia articolando frasi che a ogni verifica successiva si rivelano versi canonici.
Resta da fare una precisazione importante, perché fino ad ora abbiamo parlato solo di tecnica poetica.
La poesia più gradevole all’orecchio non è necessariamente la migliore e più alta poesia, anche se a un controllo formale risulta essere metricamente ineccepibile.
La capacità di un testo di suscitare emozioni prescinde dalla perfezione formale e poiché la poesia è per la metà contenuto e per l’altra metà forma, un grande e ispirato contenuto può vincere sulla relativa imperfezione formale e far collocare un testo imperfetto nell’ambito dell’alta poesia.
A questo punto si potrebbe introdurre un discorso storico sugli aspetti formali della poesia.
Se il passato ha preteso dai testi poetici la perfezione formale, la poesia moderna ha superato tanti vincoli considerati come remore fastidiose.
Si è fatto strada il verso libero, una frase poetica corretta ma organizzata in contesti di varie misure differenti di versi. Si è arrivati alla stesura di testi poetici con versi ipermetrici di misura talmente inconsueta da non poter essere considerati dei veri versi ma piuttosto prosa poetica, si è dato spazio a tutti gli sperimentalismi possibili e immaginabili.
Il concetto che qui intendiamo portare in esame è che testi poetici dotati di naturale gradevolezza, scorrevolezza, musicalità e armonia, a un esame critico accurato rivelano generalmente di essere costituiti da versi canonici, secondo i parametri della metrica, organizzati in maniera innovativa non per schemi precostituiti ma secondo un progetto personale tipico di ogni autore.
E’ quello che chiamiamo poesia moderna.
In antitesi alla prosa o anche alla prosa poetica.
Si potrebbero fare tanta altre diverse considerazioni sulla specificità della scrittura poetica ma tutte esulerebbero dalla ragione di questo documento. Documento che si propone principalmente di verificare se ci siano e come possano rivelarsi, delle connessioni tra l’attività chiamata Juggling e la Poesia, anzi la Scrittura Poetica.
La caratteristica più appariscente è che entrambe le attività hanno i connotati dell’Inutilità.
In diverse occasioni e da diversi personaggi credibili, questo è stato affermato, da ultimo forse da Eugenio Montale nel 1975 a Stoccolma al momento del conferimento del Premio Nobel per la Letteratura. Nella Lectio Magistralis preparata per l’occasione, ebbe a dire: “la Poesia non serve a nulla ma non è quasi mai nociva”.
Allo stesso modo il Juggling si configura, quanto meno in fase iniziale, come attività ludica del tutto inutile. Attività che solo per chi vi dedichi la propria vita diventa professione lavoro e sfida. Per pochi, addirittura sfida a se stessi, alla ricerca dell’exploit che diventi un biglietto da visita per i grandi spettacoli circensi o teatrali.
Obiettivo e scopo di entrambe le attività é l’acquisizione di una particolare raffinatezza espressiva al fine di presentare al lettore o alla spettatore le prove della propria capacità facendo sembrare facili e possibili a molti le prove più complesse e impegnative.
In altre occasioni ho avuto modo di citate un detto attribuito a un poeta inglese Robert Browning: “Less is More”, il meno è il più.
Prima di procedere, voglio citare ancora per un attimo la celebre frase attribuita a Le Corbusier. Si lavora essenzialmente ricercando la perfezione ma con l’obiettivo primario de “la satisfation de l’esprit”, cioè di un compiacimento del tutto personale.
Accade che un’opera di Architettura sia leggibile, in modo completo, solo da parte di un altro professionista o a volte dal solo progettista e che eventuali probabili imperfezioni non siano avvertibili da parte del profano. Le Corbusier riteneva moralmente obbligatorio eliminare anche le imperfezioni inavvertibili e personalmente condivido in pieno questo atteggiamento e lo condivido così integralmente da estenderlo anche all’ambito letterario o meglio poetico. Anche la scrittura poetica ha regole ferree e indiscutibili, alcune di natura squisitamente tecnica e altre di tipo genericamente formale. Compito del progettista è ripulire il suo lavoro anche dalle piccole scorie che possano inficiare la perfezione della sua creatura. Anche il Poeta è tenuto a confrontarsi con la propria coscienza critica per cancellare tutte le dissonanze che rendano meno perfetta la sua scrittura e dovrà esercitare al massimo grado le proprie possibilità autocritiche per schivare la retorica e tutti gli eccessi espressivi che svalutano l’opera poetica.
La perfezione appartiene sia al Juggling che alla Poesia e in entrambi i casi l’autore è tenuto moralmente a rendere usufruibile solo un prodotto ineccepibile.
Se può esistere una Poesia estemporanea, facile e giocata solo sulle emozioni dei contenuti, non può esistere invece un Juggling estemporaneo per la ragione che se il Poeta deve rispondere a un pubblico che eventualmente farà giustizia davanti allo scaffale delle librerie, deponendo dove stava la raccolta di poesie non gradita, il Jugler dovrà rispondere a un pubblico che potrà disertare i suoi spettacoli, perdendo così le proprie scritture.