Ognuno di noi reagisce agli eventi in modo differente e tale reazione dipende fortemente dal nostro temperamento innato nonché dall’influenza dell’ambiente.
Un ambiente che fornisce amore e cura in misura adeguata al soggetto può incentivare all’estroversione anche davanti ad una natura timida. Ogni persona è plasmata ed influenzata sia dal patrimonio genetico come dall’ambiente.
La famiglia è la prima ad esercitare un influsso forte ed è proprio nella prima infanzia che questo influsso se dannoso interagisce col temperamento portandolo in seguito all’adozione di strategie autodistruttive con modelli cognitivi ed emotivi autolesionistici definiti “trappole”.
Una “trappola” ha inizio con qualcosa che ci viene fatto subire dalla nostra famiglia o amicizie: critiche, abbandono, iperprotezione, abusi, mancanza d’amore, provocandoci un danno nel corso della nostra prima infanzia. Purtroppo queste “trappole” finiscono per diventare parte di noi ed una volta lasciata la famiglia di origine questi modelli autolesionistici continuano a far parte del nostro agire attirando sempre situazioni simili a quelle vissute nell’infanzia.
Il bambino crescendo verrà attratto verso situazioni che gli faranno scattare quei comportamenti automatici che ormai conosce in quanto parte di lui, sentendo fortemente la necessità di farli sopravvivere, alimentandoli attraverso la reiterazione e non comprendendo che rappresentano un’autodistruzione in quanto nati a causa di un ambiente tossico familiare o sociale.
La scrittura evidenzia queste “trappole” in segni grafici specifici. La sicurezza di sé, i rapporti con gli altri, l’autonomia, l’autostima, l’espressione di sé, possono veicolarsi in un canale autolesionistico a causa di questi eventi traumatici vissuti nell’infanzia e che condizioneranno inevitabilmente le relazioni, la vita professionale, privata, la felicità e l’umore.
La sicurezza di base se inficiata ci porterà ad esempio a scritture titubanti, tentennanti, stentate, con lettere fortemente ravvicinate. La timidezza e lo stato di indugiare su ogni cosa sono costanti nei soggetti dove la sicurezza di base è stata in una certa forma scardinata. In ogni scrittura la tendenza a compensare un disagio traspare da segni che tra loro cercano di riequilibrarsi, ma se ciò non avviene ritroviamo gradi alti di segni grafici patologici ed è in questo caso che le “trappole” hanno preso maggiormente il sopravvento evidenziando chiaramente la strategia attuata dal soggetto che ne è portatore.
La sensazione che qualcosa di terribile possa accadere da un momento all’altro, che qualcuno che si ama possa farci del male fa sentire costantemente questi soggetti vulnerabili e fragili, sempre in bilico come la loro scrittura che non trova una stabilità, fluttua e s’inceppa alla continua ricerca di una linea dove appoggiarsi e trovare serenità.
In questo caso l’ambiente familiare non ha fornito basi solide, i genitori ad esempio litigavano in continuazione ed il bambino veniva spesso messo in mezzo. Gli adulti con poca sicurezza di base sono dipendenti dall’instabilità e situazioni instabili li attirano come una calamita.
Invece, l’autostima entra nella “trappola” dell’inadeguatezza, il bambino non si è sentito degno dell’amore, ha subito il rifiuto, la critica.
Troverà difficile credere che le persone che gli sono vicine possano apprezzarlo e per questo si aspetta sempre di essere respinto.
Si sente sempre sbagliato, le ferite dell’autostima suscitano in lui vergogna ed una della reazioni evidenzierà un atteggiamento adulto di superiorità e distacco generale. La scrittura avrà tendenzialmente un calibro piccolo, le lettere saranno staccate tra loro alternandosi anche con diversi caratteri tra corsivo, stampatello e script con evidente differenza tra testo e firma.
Quest’ultima potrebbe apparire spavalda e dal calibro grande proprio per compensare l’inadeguatezza interiore ed apparire agli occhi del prossimo sicuro e spavaldo. L’andamento generale del tratto non sarà mai fluido e disinvolto, ma presenterà sempre delle difficoltà procedurali, degli spasmi.
Una volta fissati degli schemi è difficile modificarli perché sono sostenuti da elementi cognitivi, comportamentali ed emozionali e la terapia per essere efficace dovrebbe toccare tutti questi ambiti.
Presso lo Studio Associato Morphaeous in caso di “trappole” cognitive ed emotive viene applicato il cambio della scrittura in unione alla psicoterapia per agire su tutti e tre i livelli con risultati straordinari. Il lavoro sulla scrittura rappresenta l’andare a toccare l’anima della persona, la parte emotiva ed emozionale dell’individuo nonché cognitiva essendo l’atto di scrivere un movimento concreto che nasce dalla volontà di un’azione ed il fine automatizzato ne modifica concretamente il comportamento.
Dott.ssa Romina Casella