Guardare i colori è un’attività molto importante. Dovremmo focalizzare la nostra attenzione sui colori che ci circondano e vederli costantemente, percependone la loro bellezza.
Soprattutto, i colori hanno la capacità di cambiarci l’umore, pensate un po’ le sale operatorie che usano i toni sul verde, freschi, leggeri: è un modo per rilassare chi li osserva e chi li vive (medici, personale sanitario, pazienti, visitatori). Il rosso, per contro, provoca agitazione o comunque attenzione, stimoli.
L’uso del colore pertanto è in considerazione del carattere e della personalità dell’individuo e del suo modo di interpretarli e di reagire. Tutto poi ne è origine e conseguenza.
Inconsciamente, durante la nostra esistenza, privilegiamo certi colori rispetto ad altri quindi noi ci lasciamo condizionare da essi e condizioniamo l’ambiente che ci circonda con la scelta dei colori attraverso i quali vogliamo esprimerci ogni giorno. L’aura poi è una somma di colori tutti racchiusi nel bianco che altri non è che un paniere di colori, una matassa da cui si dipanano i colori.
Ebbene se usiamo colori chiari è perché siamo spinti nella direzione della sicurezza e libertà, tutti valori positivi, comunichiamo e ci dirigiamo verso quella direzione; se usiamo colori scuri è perché abbiamo delle sofferenze o dei percorsi da seguire, stiamo facendo delle scelte su quello che stiamo pensando noi, che stiamo attraversando o da qualcosa che arriva dall’esterno, un disagio per esempio, un disagio interiore figli di un disturbo, una preoccupazione, un impegno difficile, una malattia oppure conseguenza di qualcuno che ci ha messo a disagio per cui si cerca di crearci uno scudo, una protezione, insomma: uno stato alterato conscio o inconscio che condiziona la scelta di quel colore.
Una persona solare e sicura molto probabilmente indossa, per esempio, colori chiari (verde, celeste, rosa, giallo, etc.), e siccome anche i colori sono frequenze, essa sentirà la necessità di indossare delle frequenze che la fanno star bene. I colori molto accesi hanno, invece, una influenza negativa perché hanno un impatto artificiale verso chi li osserva, un approccio irreale. I colori troppo accesi tipo fluo o metallici o glitterati infatti in natura non esistono, sono di fatto artificiali e quindi non essendo tipici in natura sono dannosi, creano anch’essi disagio se non addirittura squilibri o consumano energia creando scompensi e disturbi.
I colori bianco e nero sono i due estremi e rappresentano il limite massimo, il confine insuperabile di cui il nero è osservabile e riscontrabile ma non vivibile e provoca reazioni negative, non possiede frequenze stimolanti anzi spegne e conserva fino ad impoverire lo stimolo e la creatività, il buonumore e la leggerezza; il bianco invece è vita, è un colore sempre presente e riscontrabile pressoché ovunque, si mescola con tutto e rappresenta la vitalità e l’espressività, la luce del tunnel, l’entrata in un altro mondo. Il bianco è la purezza, la felicità, la pulizia interiore ed esteriore, il modo più semplice ed immediato per ritrovare la strada e manifestare la propria presenza al mondo e a se stessi.
Non si deve pertanto mai sottovalutare l’importanza del colore che rientra in un linguaggio chiaro e definito, su cui sono scritte pagine di teorie, dottrine e miti di cui inconsciamente la nostra parte spirituale è intrisa.
Da “I colloqui con Andrea” di Vittorio Spampinato – presso lo Studio Andrea Penna – Preganziol, marzo 2021