Perché l’insostenibile leggerezza dell’Etere? Perché la sua comprensione, anche solo parziale, contribuisce a darci delle risposte sulla natura ultima della realtà, della vita e della coscienza.
Nel linguaggio comune per etere si intende, in genere, lo spazio come luogo di propagazione dei segnali radio (ad es., cellulare e televisivo). Ovviamente siamo ben lontani dal prezioso e profondo significato dell’etere. La sua storia è antichissima. Ripercorrerla richiederebbe studi molto approfonditi e molto tempo, ma è interessante elencarne alcune pietre miliari per cogliere il suo significato unitario.
Nell’antica Grecia, l’etere era considerato la parte più alta, cristallina e luminosa dello spazio. Nella fisica aristotelica, l’etere era il quinto elemento, incorruttibile, di cui sono costituiti le sfere e i corpi celesti.
Nel tempo la natura dell’etere continuò ad essere discussa da stoici, neoplatonici, filosofi islamici, e dagli scolastici medioevali, per i quali l’etere era il mezzo universale che riempiva lo spazio, attraverso cui tutto si propagava, e che tutto connetteva. E arriviamo a Cartesio (XVII secolo) per il quale l’etere era quella sostanza intermedia che permetteva di propagare la luce ed il calore.
Anche nell’Alchimia, l’etere aveva un significato profondo: era la «quintessenza», il segreto alchemico per eccellenza, il composto principale della «pietra filosofale»
In Oriente, l’etere ha avuto da sempre un significato importante. L’etere, in sanscrito, prende il nome Akasha, elemento di base dell’Universo che permette agli altri elementi di manifestarsi: è una dimensione vibrazionale che conserva la memoria universale (si pensi alla lettura dei Registri Akashici)
Anche Rudolf Steiner nella sua antroposofia ha parlato di etere come una forza vivente e del corpo eterico, copia esatta di un corpo fisico vivente… Rudolf Steiner parla anche di controparti eteriche di Fuoco, Aria, Acqua e Terra, che sono rispettivamente Calore, Luce, Chimico e Vitale.
Nella fisica di fine dell’800, J.C. Maxwell e A. Hertz (ai quali si deve la teoria dell’elettromagnetismo) definiscono l’etere come veicolo delle forze elettromagnetiche e quindi anche delle onde luminose: il mezzo di propagazione che media, abilita le azioni a distanza.
Nel 1905, arriva un primo radicale cambio di prospettiva: A. Einstein (1879 – 1955) sostiene che l’introduzione di un etere luminoso è superflua: il concetto di etere è sostituito da una nuova concezione di struttura quadrimensionale dello spazio-tempo. Per A. Einstein lo spazio ed il tempo si fondono per costituire un unico tessuto, che non solo è relativo ma che può essere deformato dalla presenza della materia.
Con la teoria del potenziale quantistico di D. Bohm (1917 – 1992) si aprono nuovi orizzonti che superano il riduzionismo locale della fisica classica e si spingono fino alla più intima natura quantistica della realtà. Secondo D. Bohm, esiste un ordine sottostante alla realtà definito da una rete di relazioni non-locali. Un ordine implicito che, secondo i più recenti sviluppi della fisica, avrebbe le caratteristiche di un etere topologico, che tutto permea. Luce, materia, vita, emozioni e pensiero emergono, come ordine esplicito, da questo etere fluido in continuo movimento.
Arriviamo così a M. Todeschini (candidato nel 1974 per il Premio Nobel) che sviluppò la teoria dello «spazio fluido» per spiegare, con un solo formalismo matematico gravità, elettricità, magnetismo, forze nucleari, etc. La PsicoBioFisica di M. Todeschini, è – a conti fatti – una “Teoria del Tutto” nella quale convergono Fisica, Biologia e Psicologia.
Secondo la PsicoBioFisica, i movimenti dello spazio fluido (ad es. attraverso vortici, vibrazioni), sollecitando i nostri organi di senso, producono delle correnti elettriche che attraverso i nervi arrivano al cervello. Tali correnti, una volta decodificate, producono le diverse sensazioni percepite dalla mente/psiche. Il cervello è il raffinato sistema di controllo che decodifica le informazioni provenienti dai cinque sensi (vibrazioni e movimenti dell’etere), ma è la mente/psiche, a percepire ed elaborare le informazioni associate. Quando si formano immagini interiori, esse provocano le corrispondenti immagini elettriche ovvero delle vibrazioni capaci di far oscillare lo spazio fluido oggettivo esterno, che possono essere percepite anche da altri.
Il pensiero di M. Todeschini mostra una straordinaria similitudine con il pensiero del neuroscienziato messicano J. Grinberg (1946): l’attività del cervello (attraverso il suo campo neuronale) crea delle distorsioni del reticolo pre-spaziale quantistico che, a conti fatti è come un etere pervasivo. Secondo la Teoria Sintergica di J. Grinberg, la percezione appare come un’interazione tra il campo neuronale e questo reticolo eterico di base. L’interferenza multidimensionale è percepita come un’immagine. Teoria Sintergica quindi spiega in questi termini anche telepatia e fenomeni extrasensoriali.
Più recentemente anche l’astrofisica G. Conforto parla dell’etere, come palcoscenico di azione della forza elettrodebole, che nasce dall’unione della forza nucleare debole e di quella elettromagnetica. L’interazione debole non contribuisce tanto alla coesione della materia quanto alla sua trasformazione. G. Conforto sostiene che «la corrente elettronucleare debole neutra, potrebbe persino allineare gli spin elettronici cioè accrescere la coerenza e la salute del corpo umano, se solo fossimo capaci si usarla».
Il concetto di etere è ripreso anche dalla fisica teorica più contemporanea: molte pubblicazioni ri-propongono l’idea che lo spazio potrebbe essere un fluido con particolari caratteristiche di viscosità. E non mancano anche i risconti sperimentali a sostegno: ad es., lo spazio fluido fornisce una soluzione esatta all’anomalia (prima inspiegabile) del moto delle sonde spaziali. In conclusione, si possono citare, come esempio, anche le ricerche del MIT di Boston (Prof. Xiao-Gang Wen), ispirate dallo studio dell’ordine topologico nella materia condensata, una fase della materia caratterizzata da un grande numero di costituenti e dalle loro forti reciproche interazioni.
Tale ordine topologico può essere immaginato come una danza globale, in cui ogni particella danza con ogni altra particella in modo molto organizzato. Se tutte le singole particelle danzano seguendo una serie di regole locali, creano al tempo stesso un modello di danza globale, che corrisponde all’ordine topologico, che potrebbe essere visto come una nuova forma di etere o fluido topologico.
Tale danza collettiva di onde e vortici di informazione ci apparirebbe come un fluido percorso da moti collettivi (come fossero correnti d’acqua e vortici nel mare): luce, materia, vita, emozioni e pensiero emergono da questo fluido eterico spaziale in continuo movimento.