Love addiction: la dipendenza dall’altro come annullamento del Sè

L’idea per questo articolo nasce da un quesito postomi da diverse mie pazienti: è possibile sviluppare una dipendenza affettiva dal proprio partner, che abbia le caratteristiche di un attaccamento malsano, autolesionista? Come riconoscerlo?

Molti fra noi avranno sperimentato forme d’amore totalizzanti, riconoscendosi in affermazioni quali “non posso vivere senza di te”, “non sono niente senza il tuo amore”, “mi fai sentire completo”; ma dove termina la naturale disposizione che caratterizza la prima fase dell’innamoramento ed inizia la vera e propria dipendenza affettiva (Love Addiction)?

La dipendenza sentimentale sembrerebbe iniziare dove finisce la capacità del singolo di vivere il rapporto come un continuum tra separazione e riunificazione, sfociando nell’imprescindibilità dell’atteggiamento fusionale. In questa dimensione i partner non si riconoscono più il diritto all’esistenza individuale, ma subordinano la propria sussistenza all’assunzione di un ruolo fruibile e funzionale all’altro, smarrendo i confini del proprio Sé.

L’amore non è più fonte di arricchimento reciproco, ma compensazione di vuoti, paure, bisogni. il rapporto non è più l’incontro tra due alterità, ma una co-dipendenza, ovvero una limitazione reciproca. Gli studi sull’attaccamento hanno messo in luce la natura innata, fondamentale, dei bisogni di ricerca di protezione e vicinanza alle figure affettive fondamentali. Lo stile di attaccamento dell’individuo orienterebbe anche la ricerca del partner.

Si parla di dipendenza affettiva quando la ricerca del partner è ossessiva, caratterizzata da continue richieste di assoluta devozione e di rinuncia da parte dell’amato, chiusura ed evitamento sociale, totale dedizione ai voleri dell’altro e un mancato riconoscimento delle proprie necessità, bisogni, desideri e persino della propria identità (Sussman & Ames, 2008).

Tale disturbo può assumere tratti pericolosi per l’integrità dell’Io, in quanto il soggetto tende a coinvolgersi in relazioni invischianti con persone tendenzialmente svalutanti, aggressive o persino violente, verso le quali sviluppa la propria dipendenza, atta a colmare antichi vuoti affettivi.

Il gruppo di ricerca Reynaud (2010) propone una definizione diagnostica della Love Addiction: “Un modello disadattivo o problematico della relazione d’amore che porta a deterioramento o angoscia clinicamente significativa, come manifestato da tre (o più) dei seguenti criteri.

  1. Esistenza di una sindrome da astinenza per l’assenza dell’amato, caratterizzata da significativa sofferenza e un bisogno compulsivo dell’altro;
  2. Considerevole quantità di tempo speso per questa relazione (in realtà o nel pensiero);
  3. Riduzione di importanti attività sociali, professionali o di svago;
  4. Persistente desiderio o sforzi infruttuosi di ridurre o controllare la propria relazione;
  5. Ricerca della relazione, nonostante l’esistenza di problemi creati dalla stessa;
  6. Esistenza di difficoltà di attaccamento, come manifestato da uno dei seguenti elementi:
    (a) ripetute relazioni amorose esaltate, senza alcun periodo di attaccamento durevole;
    (b) ripetute relazioni amorose dolorose, caratterizzate da attaccamento insicuro”.

Alcuni autori sostengono che la sindrome da Love Addiction si configuri come un’involuzione disadattativa della prima fase naturale dell’innamoramento (Romantic Love). Un sano amore romantico ha una base evolutiva, coerente con l’imperativo biologico della riproduzione umana.

È normale che la fase dell’innamoramento preveda un certo grado di dipendenza dall’altra persona, che consente a due individui di formare un insieme che va oltre la somma delle due singole parti. La dipendenza problematica, tuttavia, impedirebbe all’individuo il distacco dal partner, negandogli la libertà e l’individualità, incatenandolo al vincolo di coppia, provocandogli solo sofferenza e sfociando, secondo Guerreschi (2011), nella cosiddetta Love Addiction. Cos’hanno quindi in comune l’attaccamento sano e la dipendenza disfunzionale?

A tal proposito, alcuni autori (Fisher, Aron e Brown, 2016), descrivono la presenza, in individui in fase di amore romantico, di sintomi caratteristici dei disturbi di dipendenza, tra cui euforia, desiderio, tolleranza, dipendenza emotiva e fisica, ritiro e ricaduta. Ulteriori caratteristiche includono l’attenzione focalizzata sull’oggetto d’amore, la riorganizzazione delle priorità, sbalzi d’umore, sudorazione e batticuore, elevata possessività sessuale, pensieri ossessivi sull’altro e intensa motivazione per ottenere e mantenere il legame.

Quando le caratteristiche più dipendenti diventano rigide e pervasive, assumendo la connotazione di necessità assolute, il rischio è di cadere nel versante più disfunzionale del legame amoroso, quello relativo alla dipendenza patologica. Il passaggio ad un innamoramento disfunzionale avverrebbe dunque per la trasformazione del desiderio in bisogno necessario e del piacere in sofferenza. A ciò si accompagnerebbe l’estrema ostinazione nella ricerca e nel mantenimento della relazione, nonostante la consapevolezza delle conseguenze negative.

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