A 35 km da Lefkos c’è un posto che tutti raccomandano di visitare.
Con l’autobus lo raggiungiamo su una stretta strada tutti tornanti, in un paesaggio “schizofrenico”. Da una parte alte montagne che superano i mille metri, con massi in bilico e dall’altra parte l’immensità blu del’Egeo.
A volte sembra di essere in Ladakh.
Poi ad una curva ecco Olympos, una cascata di case colorate di rosa e azzurro, un acquarellò sulle pareti ocra.
Da sempre si è dovuto proteggere dai pirati, fino al 2011 era una comunità a parte, vicina al capoluogo ma separata da Pigadia. Poi è stata annessa (chissà perché’?) alla municipalità del capoluogo, perdendo la sua originalità secolare e diventando una metà turistica. Gli abitanti, non più di 500, si dichiarano discendenti di una stirpe, i Dori, di 3.000 anni fa, ancora adesso conservano moltissime parole nel loro dialetto.
La strada è stata ultimata nel 2014 con i fondi europei che sono serviti anche per il restauro e la costruzione di nuove case.
Piano piano il villaggio fu quasi abbandonato per una forte migrazione verso Atene e soprattutto in America, a Boston. I soldi degli emigranti sono poi serviti per costruire case moderne.
Chi è rimasto si è dedicato ad un lavoro più proficuo: il turismo. E il loro isolamento è stato contaminato, come sempre succede, dal turismo.
Lasciato il parcheggio si entra nella via principale del villaggio e qui inizia un susseguirsi continuo di negozi, ristorantini: antropologia e business per il piacere di noi turisti che veniamo fin quassù, a 530 metri, per fotografare le signore nei loro abiti tradizionali.
Prima domanda: si vestono così per noi o per preservare antiche tradizioni? Parlano anche un buon italiano che studiano in inverno così da essere pronte, in estate, a vendere meglio i loro prodotti.
Che di originale e di locale non hanno quasi nulla. Tutto ciò che vendono lo si trova in qualsiasi isola greca ma quassù costa di più. A parte i loro foulard ricamati e con dei pendenti. Rido quando vediamo le borse ricamate che si trovano a Bangkok e che loro spacciano per artigianato locale.
Le “sciure” hanno capito velocemente come uscire dall’isolamento, benvenute nella globalizzazione. I dolci fatti in un forno a legna sono buoni e forse autentici.
O forse Olympos vuole tener nascosto il vero volto e mostrare ai turisti quello che vogliono vedere?
Pare che in agosto si svolga una festa religiosa pagana alla quale non è permesso assistere.
Ore di danza al suono dei tamburelli con invocazioni: una danza estatica? Dopo aver girato per i vicoli torniamo a Lefkos con dei dubbi sull’autenticità del luogo. Sicuramente un bel colpo d’occhio che interrompe il susseguirsi di pareti rocciose.
E quando arriviamo a Lefkos nuotiamo nel mare limpido, colorato: questo si’ è autentico e non ha bisogno di cambiarsi d’abito.
Mariarosa Genitrini