Seduta di ipnosi regressiva: Alice

L’ipnosi Regressiva

Cos’è l’ipnosi regressiva? L’Ipnosi Regressiva è una metodologia terapeutica che coniuga la tecnica ipnotica con il ritorno alle “vite passate” (perché è lì che si troverebbero le cause dei nostri problemi) allo scopo di portare rimedio allo stato psico fisico della persona. Il Cliente, infatti, in uno stato trans-ipnotico, ovvero di rilassamento sul lettino, guidato dal terapeuta, racconta spesso di vivere esperienze attribuibili ad altre epoche: nell’antico Egitto, nell’antica Roma o di essere in Cina, in Francia e il tutto in epoche ben diverse.

Per la letteratura le correnti che dovrebbero spiegare il fenomeno sono due: una sostiene che si tratti di falsi ricordi (Gold, Were, ecc…) e una che la nostra Anima sia eterna e che si reincarni, di vita in vita, riportando nel “corpo fisico” in cui va ad albergare, anche le esperienze delle “vite precedenti”, con tutte le conseguenze del caso (traumi, ansie, disarmonie, ecc…). La seconda corrente contempla, pertanto, la reincarnazione (B. Weiss, Ian Stevenson, A. Tomlinson ecc…). Tale teoria è supportata anche dalla Fisica Quantistica che sostiene che la nostra coscienza non muore mai e che vive in microtubuli alla base del cervello in forma gassosa -materiale quantico- che esce dal corpo quando una persona muore per rientrarvi quando un’altra persona nasce: vedi R. Penrose e S. Hameroff. 

REGRESSIONE DI ALICE 

Alice si presenta da me in studio a Febbraio 2018 per iniziare la seduta dopo che avevamo fissato l’obiettivo. Mi riporta, come motivo di grande sofferenza, una dipendenza eccessiva da un ex compagno con cui non aveva più una relazione e che, tuttavia, condizionava la sua vita ancora, impedendole di rifarsi una vita affettiva. Ecco la seduta condita di tutti i dettagli del caso.

(Legenda: M= dr. Michele Guandalini. A= Alice)

Dr. Michele Guandalini

M: “Bene, Alice, tieni gli occhi chiusi che partiamo per il nostro viaggio. Rilassando il corpo e facendo respiri profondi andiamo in profondità, in modo adatto, adeguato, e allo scopo di raggiungere quel luogo magnifico, laggiù, dentro di te, dove sono custodite tutte le informazioni che riguardano la tua storia… la storia di Alice da sempre. Dalla notte dei tempi ad oggi. E per fare questo, senti che il corpo piano piano si rilassa… -PAUSA- lentamente, dolcemente. Senti che i muscoli del viso -PAUSA- si distendono. Beh, in particolare i muscoli della fronte, degli occhi, del naso… bocca, mento, guance. Si rilassano tutti i tessuti… si distendono. Così senti il peso del capo sul materassino, e via via a scendere anche tutto il resto del corpo si rilassa. Continuando a fare respiri profondi, scivoli sempre più in profondità, sempre più giù, sempre più giù dentro di te. Inspirando l’aria che entra e ti invita a scivolare sempre di più dentro di te, dolcemente e delicatamente, sempre più giù. Mentre, espirando, tutte le preoccupazioni e le tensioni escono fuori dal corpo e poi se ne vanno. Inspirando scivoli più giù ed espirando stress, ansie, paure vanno via. Così i muscoli della testa, della schiena, delle braccia si rilassano completamente e via via a scendere anche il bacino, le gambe fino ad arrivare ai piedi. Una piacevolissima sensazione di benessere ti invita ad andare ancora più in profondità dentro di te, sempre più giù, sempre più in profondità. E mentre scivoli sempre più in profondità senti che la mia voce si fa più chiara e più brillante ed eventuali rumori di sottofondo svaniscono e ti invitano ad andare ancora più in profondità. Arriveremo nel punto giusto, nel luogo giusto, in cui sarà possibile ottenere qualunque risultato e qualunque informazione per il tuo benessere, quello di Alice. E per fare questo, per arrivare proprio nel punto giusto, per avere tutte le informazioni sulla storia di Alice, scenderemo insieme una scala di 7 gradini, ognuno dei quali intensamente illuminato da uno dei 7 colori dell’arcobaleno. Allora… rosso, I gradino, scendi giù Alice, scendi giù, sempre più giù, in profondità… -PAUSA- arancione, II gradino, continua a scendere; giallo, III gradino, continuiamo a scendere, sempre più giù, sempre più in profondità, dolcemente, tranquillamente, serenamente, ormai il corpo è completamente rilassato, e verde, IV gradino,  continua a scendere giù, dolcemente, sempre più in profondità: blu, V gradino, ancora più giù, ancora più in profondità, continui a scendere, sempre più dolcemente; Indaco, VI gradino, a breve arriveremo all’inizio del sentiero sul quale ti incamminerai; e viola, VII ed ultimo gradino, siamo arrivati li.

E così ti incammini lungo un sentiero, un sentiero molto carino, molto gradevole e piacevole.

È una bella giornata, c’è il sole alto, e intanto che ti incammini, osservi. -PAUSA-. Arrivi dove c’è un piccolo laghetto, e quando sarai arrivata lì me lo farai presente. C’è la natura, naturalmente, tutto intorno. –PAUSA- Alice, ci sei?

– A: “Sì”.

– M.: “Molto bene. Com’è questo laghetto? Piccino, medio? Magari c’è anche una sorgente…”.

– A. “Sì, c’è una cascatella”.

– M: “Che bello!”.

– A: “E’ sulla destra, ci sono delle pietre attorno alla riva”.

– M: “Ah, fantastico!”.

– A: “Ci sono degli alberi alti, tipo foresta”.

– M: “Com’è l’acqua?”.

– A: “Limpida”.

– M: “Trasparente, chiara o color… diciamo…”.

– A: “Trasparente”.

– M: “Meraviglioso. Com’è? Fresca, fredda, calda, tiepida?”.

– A: “Fredda”.

– M: “Ah, ok. Ti vedi? Tu sei dentro la scena o fuori dalla scena? Nel senso che: ti vedi da fuori e ti vedi che sei sul laghetto, vicino al laghetto, o sei tu che guardi il laghetto?”.

– A: “Sono io che guardo”.

– M: “Ah, ok. Allora guarda un attimo, da come sei vestita, da come ti vedi, magari ti specchi sull’acqua… Quanti anni hai più o meno?”.

– A: “12”.

– M: “Fantastico. -PAUSA-. Ok allora… facciamo una cosa. Visto che hai detto che ci sono tanti alberi, prova a dare uno sguardo attorno, se per caso c’è n’è uno, sai quegli alberi secolari che hanno una storia da raccontare, quegli alberi meravigliosi…”.

– A: “C’è un Faggio grosso”.

– M: “Bene! Che sensazione ti dà?”.

– A: “Di protezione, di forza”.

– M: “Fantastico. Dunque vediamo di esplorare un po’ lo spazio, lì intorno, dove vuoi tu”.

– A: “Sotto l’albero”.

– M: “Sotto l’albero, volevo dire, ci vedrei una casetta, dici che ci sta? Dove vuoi tu, naturalmente”.

– A: “Sui rami”.

– M: “Confortevole, naturalmente?”.

– A: “Sì. Piccolina…”.

– M: “Bene, allora descrivimela un po’. Intanto dimmi se ha delle finestre, come si raggiunge…”.

– A: “Con una scaletta di legno, a pioli, c’è una piccola veranda e una specie di terrazzino, e la casetta è fatta tutta in legno, come quelle che si usavano ai tempi dell’oro in America. Ha due finestre davanti, un’entrata alle spalle della cascata e le finestre guardano verso delle montagne. Poi dentro c’è un’unica sala. Non ci sono stanze. C’è un caminetto, una poltrona davanti al caminetto acceso. Per ora vedo quella parte lì”.

– M: “Ci sono altri particolari dettagli importanti?”.

– A: “La casa è calda, accogliente”.

– M: “La poltrona com’è, comoda?”.

– A: “Sì, ci sono quelle poltrone di una volta con un cuscino centrale”.

– M: “Di che colore è?”.

– A: “Bordeaux. Ed è anche a dondolo”.

– M: “Ok allora facciamo una cosa, ti metti comoda in poltrona, ti rilassi, perché da lì partiamo, quello sarà il nostro trampolino di lancio per andare lontano. Quando sei pronta me lo dici…”.

– A: “Sì. Sono davanti al caminetto e mi dondolo”.

M:Allora chiedo alle guide superiori, di accompagnare Alice in altri luoghi, in altri tempi, in altre vite, vite passate, allo scopo di capire perché Alice non riesce a separarsi da Giovanni, che cosa costituirà nel presente, affinché Alice riesca a proseguire autonomamente il suo cammino.

Al mio 3 risponderai al quesito, 1, 2, 3, dove ti trovi?”.

– A: “Non vedo niente”.

– M: “… è buio? Sei chiusa in qualche luogo dove non c’è luce?”

– A: “E’ buio, non so”.

– M: “Allora facciamo una cosa: allunga le mani fino ai piedi e dimmi cosa senti. Dove poggiano i piedi?”

– A: “Sento del marmo, una lastra di marmo”.

– M: “Quindi che cos’è una sala? Una stanza?”.

– A: “Pare un gradino”.

– M: “Dimmi dove ti trovi? Vedi il modo di fare arrivare la luce…accendere una candelina

è una scala di marmo che scende”.

– M: “Allora vai avanti nel tempo di 5 minuti e dimmi dove sei arrivata”.

– A: “Vedo un arco di pietra, una candela attaccata ad una parete e una stanza tutta in pietra, sembra quasi un castello, un forte. E l’arco è alla mia sinistra. E non so cosa ci sia dopo l’arco

– M: “Però sicuramente sai dove ti trovi… al mio 3: 1, 2, 3”.

– A: “Sono in un castello credo. In un sotterraneo di un castello. Ci sono delle celle, vedo delle grate, delle piccole prigioni”.

– M: “Ma c’è qualcuno lì dentro?”

– A: “Al momento non vedo nessuno…”.

– M: “Guarda bene, magari c’è qualcuno…”.

– A: “Sì, c’è qualcuno, è accasciato per terra dentro una cella

– M: “E’ un uomo o una donna?”.

– A: “C’è una coperta sopra, non riesco a vedere”.

– M “Una parte più eterea di te va a vedere chi c’è sotto la coperta? Un uomo o una donna?

– A: “Un uomo sporco, sembra un viandante senza dimora”.

– M: “Lo conosci?”.

– A: “Sembra Giovanni. è girato di schiena contro al muro”.

– M: “Andiamo indietro nel tempo a vedere perché è in galera; 1, 2, 3”.

– A: “E’ un’immagine un po’ fosca. É come se stesse reagendo per difendersi, proteggere qualcuno. É in una campagna. Lo vedo che si butta contro qualcuno per difendere qualcosa o qualcuno”.

– M: “Vediamo chi doveva difendere”.

– A: “Non riesco a vederlo, vedo solo l’azione, mi sembra che ci sia una casa. Però non sono sicura”.

– M: “Forse doveva difendere la casa?”.

– A: “No la casa era un contorno. Delle persone lo bloccano e lo portano via”.

– M: “Andiamo indietro nel tempo finché non vediamo chi doveva difendere. Al mio 3: 1, 2, 3…”.

– A: “C’è una ragazzina con un bambino”.

– M: “E’ lei che deve difendere? Il bambino è suo figlio?”.

– A: “No. È una ragazzina che tiene in braccio un bambino di 3 anni. Sono appoggiati alla parete della casa e guardano la scena. Sono poveri”.

                                                ALICE si commuove

– M: “Che sta succedendo?”.

– A: “Che loro sono lì e cercano di portarlo via”.

– M: “Ma avevano cercato di prendere il bambino? O la casa del bambino?”.

– A: “Forse sì. Lui tenta di difenderli perché sono rimasti soli e non sanno cosa fare”.

– M: “Quindi lui chi era? Il padre di quei bimbi?”.

– A: “Può essere, non lo so, sicuro era una persona importante…”.

– M: “Ed è per quello che allora lo hanno portato in galera?”.

– A: “Non lo so”.

– M: “Allora andiamo indietro nel tempo finché non abbiamo più informazioni”.

– A: “Lui ha ucciso un cervo”.

– M: “Perché?”.

– A: “Per mangiare, e far mangiare i bimbi”.

– M: “Quindi quel territorio non è suo? Di chi è?”.

– A: “Del nobile del castello”.

– M: “Quindi ora cosa succede nel castello? Vai avanti nel tempo finché non avviene qualcosa di importante che cattura la tua attenzione”.

– A: “Io lo vedo per terra, accasciato, con una coperta addosso, ha freddo ed è lì. Però non è svenuto”.

– M: “Come mai è a terra? Ci sarà uno sgabello, un lettino, qualcosa su cui si possa appoggiare…”.

– A: “No. C’è una ciotola. L’ambiente è umido. Lui è arrabbiato, molto arrabbiato”. 

– M: “Andiamo a vedere chi c’è nel castello, mandiamo la parte più eterea di te a fare una bella ricerca: che cosa hai scoperto?”.

– A: “C’è una sala con un tavolo lungo con le sedie ma non c’è nessuno”.

– M: “Non c’è proprio nessuno in tutto il castello?”.

– A: “Sono salita fin sopra i torrioni e c’è una persona girata di schiena che guarda i merli, l’orizzonte”.

– M: “Visto che sei eterea, e puoi volare, vai a vedere chi è”.

– A: “E’ il nobile”.

– M: “E’ un personaggio importante? Ti ricorda qualcuno? Osservalo…”.

– A: “E’ un mio cugino che fa il medico”

– M: “Curiosa questa faccenda. E il nobile non ha nessuno nel castello? Con chi vive? Ha una famiglia? Avrà una corte, dei cavalieri”.

– A: “Sì!”.

– M: “Dove sono?”.

– A: “Saranno in giro per il castello”.

– M: “Andiamo a vedere dove sono”.

– A: “Sono nelle stalle. C’è il maniscalco che sta ferrando un cavallo. Ci sono persone che si occupano dei cavalli. Ci sono delle guardie all’entrata del castello. Il nobile guarda dall’alto”.

– M: “Quindi il castello è ben difeso. Non entra e non esce nessuno? Per ordine del nobile? Deve essere una persona importante…”.

– A: “E’ un duca”.

– M: “Più o meno in che anno siamo? Al mio 3 lo sai: 1, 2, 3”.

– A: “1700”.

– M: “Sai anche in che luogo, Paese, Stato?”.

– A: “Scozia”.

– M: “Vai avanti nel tempo finché non accade qualcosa che cattura la tua attenzione”.

– A: “C’è la ragazzina col bambino. Sono fuori dalle mura del castello e stanno cercando di capire come entrare”.

– M: “Per fare cosa?”.

– A: “Per vedere dov’è Giovanni”.

– M: “E ci riescono ad entrare?”.

– A: “Io adesso vedo la ragazzina dentro ad un cunicolo, tipo uno scolo d’acqua, come posso dire… un tunnel dove convoglia l’acqua di scolo. Ci sta passando attraverso”.

– M: “Tutti e due o solo lei?”.

– A: “No, il bimbo è fuori dal castello. Gli ha detto di aspettarla lì”.

– M: “Dove arriva la ragazzina? Vai avanti quel tanto che basta per sapere che cosa le succede; 1, 2, 3, vai”.

– A: “Adesso è arrivata dentro la corte e vede passare, attraverso quel tunnel, vede passare le guardie, le carrozze coi cavalli e vede che c’è movimento nel cortile. Sta cercando di capire come fare ad uscire da lì senza farsi vedere”.

– M: “Perché? Adesso cosa ha deciso? Di tornare indietro?”.

– A: “Uscire da quel cunicolo. In questo momento sono io che sono la ragazzina”.

– M: “Vai avanti nel tempo, 10 min, vediamo dove arriva. 1, 2, 3, vai”.

– A: “Rimane lì. Aspetta il buio, è furba giustamente”.

– M: “Molto bene, allora andando avanti nel tempo facciamo venire buio, Vediamo un po’ cosa succede. Adesso e buio. 1, 2, 3”.

– A: “Adesso è tutto molto più tranquillo, ci sono solo le guardie e non ci sono più persone che camminano, sono le 10. 11 di sera e c’è l luna, quindi riesce comunque a vedere… e lei ha un gonnellone scuro, grigio e una maglia e una mantella con cappuccio. Si tira su il cappuccio, però non sa come fare perché c’è una porta ed è piantonata da una guardia”.

– M: “Vediamo come va a finire”.

– A: “La ragazzina nota che ci sono dei cani legati che fanno la guardia dalla sua parte, sulla sua destra, affacciandosi dal tunnel. I cani stanno dormendo. La guardia invece è sempre lì. Sta pensando come fare per svegliare i cani, affinché i cani distraggano la guardia e la guardia vada a vedere cosa fanno i cani, perché abbaiano. Per poter arrivare alla porta. E c’è un carro subito dopo il tunnel, con dentro delle patate. Lei aspetta che la guardia si assopisca, è assonnata, e lei in quel momento prende due patate e le tira verso i cani, ma più in là. Forse colpisce qualcosa che fa rumore, i cani iniziano ad abbaiare e la guardia si allontana per andare a vedere da dove proviene il rumore. La guardia gira un angolo, quindi lei riesce a correre verso la porta e ad oltrepassare la porta. Entra dentro al castello. Non sa esattamente dove deve andare”.

– M: “Quindi ancora non è arrivata?”.

– A: “E’ dentro al castello ma non sa dove andare”.

– M: “Andiamo avanti nel tempo per vedere dov’è arrivata. 1, 2, 3”.

– A: “Adesso è in un corridoio perché è scesa. Credeva di dover scendere, non salire. Il corridoio è illuminato da una torcia e non c’è nessuno. Lei va avanti finché trova una scala a chiocciola e scende. Però sente delle voci allora torna indietro. Poi ci ripensa, si fa coraggio, scende di nuovo con più cautela. Un gradino alla volta, si ferma e ascolta. Arriva in fondo ma ci sono delle altre guardie ed è arrivata nelle celle. Le guardie stanno giocando a carte”.

– M: “E’ bello difeso il castello, vero?”.

– A: “Sì. Però lei non sa cosa fare. Aspetta. Le celle sono chiuse. Aspetta di vedere se le guardie si addormentano. Sta lì perché non può andare oltre”.

– M: “Andiamo avanti tanto tempo fino a che qualcosa cambia… 1, 2, 3”.

– A: “Hanno preso la ragazzina. Le guardie la tirano su. Lei si sta dibattendo. La chiudono nella cella con Giovanni. Lui non si muove”.

– M: “Vai a vedere che cosa gli è successo”.

– A: “Lui ha la faccia tumefatta perché lo hanno picchiato. Non è cosciente”.

-PAUSA-

– M: “Cosa sta facendo la ragazzina?”.

– A: “Lo sta chiamando, sta cercando di svegliarlo. Lo rigira verso di sé, però lui non risponde”.

– M: “Cosa prova la ragazzina?”.

– A: “Sta piangendo perché non riesce a svegliarlo. Lo abbraccia e gli si accascia addosso e piange”.

– M: “Come va a finire? Lui si sveglia?”.

– A: “No”.

– M “E che succede?”. 

                           ALICE Piange    -pausa-

– A: “Lui va in cielo”.

– M: “Per quello che non si muoveva? Stava morendo?”.

– A: “Sì”. 

– M: “Bene, allora lasciamolo andare in cielo, si incontreranno di nuovo, non si muore mai… facciamolo presente anche alla bambina, la tranquillizziamo, perché adesso la sua anima si sta staccando dal corpo, ma tornerà perché non si muore mai. Ora cerchiamo di portare fuori la bimba”.

– A: “Ma la bimba la lasciano andare. Il nobile è magnanimo”.

– M: “Come sta la bimba adesso?”.

– A: “Va a cercare suo fratello. Lo aveva lasciato fuori, lo trova perché è ancora lì. L’ha aspettata. Lei lo prende per mano, si incamminano nel bosco e tornano a casa”.

-M: “Ma a casa non c’è proprio nessuno che li aspetta, sono proprio soli soli?”.

– A: “Sì, però c’è un cane che fa le feste”.

– M: “Forse avranno avuto una madre da qualche parte. Una madre li avrà partoriti. Sempre che siano fratellini. Ma questo me lo devi dire tu”.

– A: “Forse no”.

– M: “Allora che legame c’è tra loro?”.

– A: “Non lo so. Vivevano lì”.

– M: “Chiediamolo al tuo cuore, e soprattutto se hanno una mamma in comune. 1, 2, 3. Vedrai che lo sai”.

– A: “No. Il bimbo è orfano”.

– M. “Poveretto. Come mai?”.

– A: “E’ stato accolto in quella casa perché non aveva più i genitori, i genitori sono morti in un incendio. Giovanni aveva salvato il bambino dall’incendio”.

– M: “Come mai hanno dato fuoco alla loro casa? É stato sempre il nobile?”.

– A: “Sì, perché avevano rubato”.

– M: “Quindi adesso almeno il bambino è con la sorellina, chiamiamola così”.

– A: “Sì”.

– M: “E invece dove sono i genitori della ragazzina?”.

– A: “La mamma è morta”.

– M: “Come mai?”.

– A: “Polmonite”.

– M: “E Giovanni era suo fratello”.

– A: “Il fratello della ragazzina? Quindi anche Giovanni ha perso la mamma. Quanti anni ha Giovanni in quella vita?”.

– A: “32”.

– M: “Allora è un fratello grande…”.

– A: “Sì”.

– M: “Andiamo a vedere cosa capita ai ragazzini”.

– A: “La ragazzina deve cercare del cibo, quindi va a mendicare al paese, alla corte, sul ciglio della strada”.

– M: “Ah, poverina. Quanti anni ha?”.

– A: “17. Ogni tanto riesce a rubare qualcosa”.

– M: “Andiamo avanti nel tempo a vedere cosa avviene alla ragazzina: 1, 2, 3”.

– A: “Io la vedo come se qualcuno a cavallo la prende di peso e la porta via. È un uomo a cavallo. Lei stava tornando a casa col fratellino, e arriva l’uomo al galoppo. Lei ha una cesta in mano, con del cibo. Si mette a correre ma il bambino inciampa, cade. Lei lo aspetta. Arriva l’uomo a cavallo e la rapisce. Lascia il bambino lì. La porta nel bosco”.

– M: “Che succede?”.

– A: “Praticamente la butta per terra e ci si piazza sopra, e lei inizia a difendersi. Lei poi non ha più le forze per difendersi e si lascia andare e lui -LUNGA PAUSA- e lui abusa di lei”.

– M: “Ah… chi è l’uomo a cavallo? Riusciamo a vedere la sua faccia? Ti ricorda qualcuno?”.

– A: “No, vedo solo gli occhi”.

– M: “Ti ricordano qualcuno?”.

– A: “No”.

– M: “Ah, ok. Andiamo avanti e vediamo quali sono le sorti della ragazzina che purtroppo è stata violentata. Vai avanti fino al momento giusto per capire cosa farà”.

– A: “Lei tornerà a casa e si occuperà di questo bambino. Però gli pesa occuparsi di lui, perché è già difficile pensare a se stessa. Vedo che fa una vita misera, povera e non c’è nessuno a darle una mano”.

– M: “Andiamo a vedere fino alla fine della sua vita, che cosa ha combinato. Facciamo un passaggio veloce”.

– A: “Lei ha vissuto la sua vita e adesso è in un letto, di quella casa. Ha vissuto con questo bambino, che poi è cresciuto, ed adesso è lui ad occuparsi di lei”. 

– M: “Non si è mai sposata? Neanche il bambino?”.

– A: “…lei no. Lei si è dedicata solo al bambino che ha considerato suo figlio. Il bambino invece si è fatto una famiglia, ma non l’ha mai abbandonata”.

– M: “Anche per riconoscenza?”.

– A: “Sì”.

– M: “Quindi lei in letto di morte ha rinunciato a tutto, a farsi una vita propria?”.

– A: “Sì”.

– M: “E alla fine sul letto di morte…?”.

– A: “C’era lui”.

– M: “Ah, il bimbo?”.

– A: “Sì. E c’era anche la moglie di lui”.

– M: “Ah, bene. Allora adesso facciamo una cosa: torniamo indietro nel tempo fino al momento in cui quella bambina era felice, ed aveva tutto quello di cui aveva bisogno per sentirsi amata, felice, contenta, e i suoi genitori. Quindi probabilmente molto piccina. Facciamole costruire una vita che sia meravigliosamente bella, felice, gliela facciamo vivere tutta senza che debba passare tutte quelle tremende vicissitudini che purtroppo le sono capitate.

Qualche giorno dopo Alice mi chiama per comunicarmi che sta molto meglio e che ora la sua situazione è cambiata. Ha saputo “rompere” col passato ed è ripartita con spinta e convinzione per un futuro migliore.

www.micheleguandalini.com 

Contact to Listing Owner

Captcha Code