I. Newton, nel suo libro Philosophiæ Naturalis Principia Mathematica (1687), sosteneva che lo spazio ed il tempo sono due entità universali, distinte ed assolute. Queste concezioni dominarono la fisica e la cultura scientifica fino almeno al 1905, quando A. Einstein pubblicò la teoria della Relatività Speciale. Da quel momento, spazio e tempo diventano relativi, cioè dipendenti dal sistema di riferimento in cui si trova l’Osservatore. Non solo, diventano anche elastici: si parla, infatti, di dilatazione del tempo e di contrazione delle lunghezze spaziali. Dunque, spazio e tempo si fondono a formare una unica entità, a quattro dimensioni, tre spaziali ed un temporale.
Nel 1915 la Relatività Generale portò l’affermarsi di una rivoluzione ancor più grande. Infatti, A. Einstein dimostrò che la gravità non è semplicemente una forza che agisce a distanza tra due corpi dotati di massa: essa va vista come una deformazione geometrica dello spazio-tempo dovuta alla presenza di masse. Questo ha importanti conseguenze. Ad esempio, la presenza di una massa rallenta il tempo: il tempo scorre più velocemente in montagna (più lontani dal centro della terra) e più lentamente in pianura. Il tempo è inoltre rallentato dalla velocità…tutti ricorderanno il paradosso dei due gemelli. Il tempo quindi non è più «assoluto».
Ma c’è un altro aspetto importante. Le leggi della fisica sono simmetriche rispetto al tempo. Nessuna legge impone che il tempo deve per forza muoversi secondo una direzione che va dal passato, attraverso il presente, verso il futuro. Eppure, noi giornalmente sperimentiamo la freccia del tempo. Perché?
In effetti, ogni giorno noi sperimentiamo, nella nostra vita, una crescita del livello di disordine nell’ambiente, e questo perché, in Natura, le configurazioni disordinate sono di gran lunga più numerose di quelle che percepiamo ordinate… Noi siamo quindi portati ad associare, a tale crescita naturale del disordine percepito, ovvero all’aumento dell’entropia, una freccia del tempo.
Abbiamo tuttavia solo una visione approssimata della realtà. Nel libro “L’ordine del tempo” il fisico Carlo Rovelli racconta molto bene come la fisica odierna più avanzata abbia ormai superato il concetto di tempo ordinario, lineare: nell’infinitamente piccolo, la realtà quantistica appare come una danza indipendente ed anarchica di micro-eventi, senza una freccia preferenziale del tempo, e di cui noi esseri umani percepiamo solo un’approssimazione a livello macroscopico.
Lo diceva anche Sant’Agostino Tempus distensio animae. La percezione del tempo varia a seconda delle situazioni che viviamo. Ad esempio, perché il tempo sembra passare rapidamente quando ci divertiamo e rallentare quando siamo annoiati? In uno studio su topi pubblicato su Science, sembra sia stato osservato che il rilascio di dopamina nei neuroni abbia un ruolo nel modo in cui viene percepito il tempo. Non solo dunque il tempo non è più assoluto, come ha dimostrato la Relatività Generale, ma è solo una percezione incompleta della realtà, influenzata dallo sviluppo del pensiero e delle emozioni.
Si potrebbe superare questa percezione approssimata della realtà se espandessimo la dimensione temporale lineare con un’altra dimensione, chiamata tempo immaginario, la cui caratteristica è il ripetersi ciclicamente. Un tempo spazializzato, ovvero navigabile come se fosse uno spazio, semantico. Come dire, in certo luogo ed in un certo istante temporale possono coesistere tutte le storie passate presenti e future.
Per anni, sono state fatte ricerche ed esperimenti su tecniche psichiche, tra le quali quelle del progetto Gateway della CIA, che spingerebbero la coscienza umana oltre la percezione ordinaria della spazio-tempo.
Questo link riporta un’interessante analisi:
Il progetto Gateway condusse alla conclusione che la coscienza umana, se portata in uno stato sufficientemente esteso, sarebbe in grado di viaggiare nel tempo, o meglio senza tempo, e quindi vivere eventi e percepire informazioni su passato, presente e futuro.