Ciao Grecia

Oggi ultimo giorno in Grecia. E dopo 55 giorni fra la bellezza della Natura che nutre l’anima, arricchisce il cuore e alleggerisce i pensieri, dedichiamo la giornata alla bellezza creata dall’uomo, un altro cibo per l’anima.

Quattro ore al Museo archeologico costruito fra il 1866 e il 1889, per accogliere la maggior parte degli oggetti archeologici, prodotti dalla preistoria all’antichità, emersi in Grecia. Appena entrati il primo impatto che toglie il fiato: un salone di maschere funerarie, vasi, ornamenti, tutto d’oro….. 16 esimo secolo BC.

Il tempo fa una lunga capriola all’indietro e quello che sorprende è la perfezione dei manufatti. E vasi di alabastro dalle forme eleganti e moderne, sempre tra il 16 e 14 esimo sec BC. Le foto non rendono l’idea di questa bellezza, una bellezza ancora viva che riporta agli splendori della civiltà micenea.

E quando ci riposiamo bevendo un caffè nel giardino siamo circondati da statue, enormi anfore, un sarcofago splendido intanto che da un mosaico il volto severo di Gorgona ci osserva. È Medusa, l’unica delle tre ad essere mortale, custode degli inferi. Il suo volto esprime tutto ciò che l’anima può contenere.

Saliamo al secondo piano dove ci aspettano decine e decine di statue a grandezza naturale dei Kouros, giovani maschi dalle forme e proporzioni perfette. Sembrano essersi fermati per farsi ammirare, l’espressione fiera ed ironica, fieri della loro bellezza. I drappeggi degli abiti delle statue femminili sembrano muoversi al passaggio delle persone, veli preziosi che il marmo non appesantisce ma alleggerisce. Afrodite dea dell’amore e della bellezza, ma anche della nascita e della rinascita si aggiusta il drappeggio che un disordinato gruppo le ha scomposto.

È del quarto secolo BC. Una splendida testa di Dioniso del 4 sec BC sembra parlare: racconta di quando, prima della guerra di Salamis, udirono le voci di un invisibile folla: era la voce di Dioniso.

Ed era un segno della prossima vittoria. La testa del Minotauro esprime la sua forza vicino al busto di TeseoUna sala è occupata da una grande stanza di bronzo: Zeus o forse Poseidone, una forza fisica sovraumana che lascia attoniti.

Tiene in mano un fulmine o forse un tridente, si percepisce la tensione dei muscoli prima del lancio. 460 BC. Un dolcissimo Eros dorme accanto ad un piccolo leone, una statua di bronzo raffigura un ragazzo a cavallo, la criniera e i suoi capelli scomposti dal vento, la loro forza del galoppo e l’incoraggiamento del ragazzo al cavallo: da un momento all’altro sembrano riprendere la corsa. 140 BC. Artemide, Demetra, Afrodite, Heracle, Zeus: non sono bloccati nel marmo ma parlano, ridono, ci raccontano storie d’amore, di tradimenti, di promesse non mantenute, in un continuo svolgersi della vita, immortale per loro.

Il terzo piano è dedicato ai vasi, alle piccole statue votive: centinaia di anfore, tazze, contenitori che riportano ancora storie di Dei e Dee. Quando usciamo siamo tramortiti da tanta bellezza e vitalità: non mi sorprenderei vedere entrare il biondo Achille, risoluto nel suo vivere il presente con le passioni e la ferocia, insieme al maturo Odisseo, assorto nel progettare un altro inganno per modellare il suo futuro.

Mariarosa Genitrini

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