Il palazzo dei cavalieri di San Giovanni

Uno dei migliori esempi di architettura militare in Europa è il palazzo dei cavalieri di San Giovanni nella città medioevale di Rodi.

Il palazzo, imponente e maestoso domina la città. Costruito nel 14esimo secolo sopra i resti di una chiesa del sesto secolo, distrutto nel 1830 dall’esplosione di una chiesa vicina usata come deposito di munizioni, è stato ristrutturato da un architetto italiano nel 1935, per essere la residenza dell’isola di Mussolini.

La lunga via dei Cavalieri risuona (ancora un colpo con la gomma immaginale) del rumore degli zoccoli dei cavalli, delle voci dei cavalieri, discutono, progettano come rinforzare le mura difensive per proteggere la città. Imponenti sale arredate con mobili italiani risuonano delle loro voci, alti soffitti disperdono e nello stesso tempo le parole, mentre splendidi mosaici provenienti dagli scavi archeologici di Kos formano preziosi tappeti dove la mitologia parla.

La testa di Medusa, con i capelli trasformati in serpenti così che chiunque la guardasse di trasformasse in pietra, sembra urlare di dolore. Le nove Muse, figlie di Zeus e di Mnemosina, personificazione della memoria, sorridono eleganti, giovani e bellissime, ispiratrici della musica, dell’arte, della bellezza stessa che nutre l’anima dei mortali.

E poi i delfini che sembrano uscire dalle onde, volteggiare per poi immergersi nell’acqua. In una sala l’imponente statua di Laocoonte e dei suoi figli, stritolati dai due serpenti mandati da Poseidone.

Veggente e gran sacerdote di Poseidone, aveva capito il trucco del cavallo di Troia, regalato dai Greci, idea dell’astuto Odisseo, ma non fu creduto. I troiani credettero invece alle parole di Sinone che li convinse che il cavallo era un’offerta votiva a Minerva. Se il cavallo fosse entrato in città l’avrebbe resa inespugnabile.

I serpenti si rifugiarono sotto lo scudo della statua di Atena e questo convinse definitivamente i Troiani delle parole di Sinone. Il gruppo scultoreo originale si trova in Vaticano e questa collocazione mi fa riflettere sul significato del mito di Laocoonte: diffidare dei nemici soprattutto quando portano “doni”.

Mariarosa Genitrini

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