Riconoscere che gli animali sognano significa anche riconoscere che hanno un inconscio, in quanto è l’inconscio la “fabbrica” dei sogni.
I sogni infatti sono dei messaggi dell’inconscio, immagini che emergono dalla profondità dell’essere… e questo vale anche per gli animali non solo per l’uomo.
Riconoscere questo significa anche riconoscere che ci sono degli archetipi anche per gli animali, ovvero dei principi ordinatori che determinano l’architettura dell’inconscio (individuale e collettivo) degli animali.
Come si generano questi archetipi (a questo punto veramente universali) è ancora un mistero, oggetto di studio. Ma io ho una mia supposizione, ispirata alla teoria dell’Enazione del celebre biologo ed epistemologo di origine cilena F. Varela.
Secondo questa teoria ogni singolo organismo vivente è un tutto indivisibile in cui ogni atto cognitivo è radicato nella sua esperienza di “essere nel corpo”.
In quelli che Francisco Varela chiama momenti di breakdown, si interrompe l’automatismo della normalità della vita. Momenti in cui il “mondo si dissolve”.
Sono istanti (quali i momenti di sorpresa, di stupore o anche eventi esistenziali inaspettati…) in cui sospendiamo il nostro essere in un micro-mondo prima che si formi un nuovo micro-mondo, creato dall’adattamento attorno all’evento inaspettato.
Si resta come sospesi, in un vuoto senza tempo dove si aprono infinite possibilità. L’esperienza che facciamo ad esempio quando per la prima volta viviamo una nuova situazione: è una situazione di massima entropia, disordine.
In quei momenti è come se la percezione del tempo si fermasse, ma poiché sappiamo che il tempo è un’illusione della nostra mente logico-razionale che osserva la realtà, in quei momenti di “deserto” siamo ancora più vicini alla realtà ultima dell’Universo.
Cadono i nostri parametri naturali di senso e significato. Un istante in cui l’Universo intero attraverso la nostra sospensione di normalità, sa di esistere, aldilà di ogni possibile ragione o significato. È il momento in cui il nostro esser coscienti comprende che ci sono esistenze ancora senza significato e che si slancia e cerca soluzione al suo arcano.
In quei momenti si creano immagini e simboli individuali che poi diventano patrimonio esperienziale collettivo. Si creano nuovi archetipi. Sono forse anche momenti di insight, come li avrebbero chiamati Jiddu Krishnamurti e David Bohm, quando attiva un nuovo ordine nel corpo e delle corrispondenti immagini.
Aveva ragione James Hillman, allievo di C.G. Jung, e fondatore della psicologia archetipica, quando diceva: l’anima è la vera “creatrice” di tutte le immagini della nostra vita, immagini che sono dei veri e propri portali verso la “visione immaginale” della realtà, sia visibile sia invisibile.
Doveroso citare anche Jacobo Grinberg-Zylberbaum, neurofisiologo e psicologo nato a Città del Messico nel 1946, il quale sosteneva che l’attività della psiche è in grado di generare un campo neuronale capace di modulare la matrice pre-spaziale quantistica della realtà, una sorta di reticolo di informazione non-locale che sta alla base di tutto.
A queste modulazioni del reticolo pre-spaziale prodotte dalla psiche corrispondono delle immagini interiori del soggetto che si propagano da psiche a psiche come un moto ondoso che mette in comunicazione tutto con tutto, nel regno vivente.