Molti genitori “orfani” hanno deciso di dedicare un pozzo o un’aula scolastica al proprio figlio che se ne era andato e pian piano si è creata una grande e silenziosa famiglia che ha forse trovato la chiave giusta per andare oltre al dolore: quella dell’amore e della solidarietà verso tanti figli che soffrono.
Molti genitori, tornando dall’Africa, dopo coinvolgenti cerimonie di inaugurazione di pozzi d’acqua che daranno da bere a centinaia di persone, hanno trasmesso ad altri questo messaggio d’amore e parlato della loro esperienza che, di fatto, si è trasformata in un balsamo curativo per la loro anima.
Ecco la testimonianza di una mamma:
«Mi chiamo Cristina e sono la mamma di Paolo. Dopo circa 4 anni dalla sua partenza, ho aderito all’iniziativa di questo grande papà Claudio ed ho deciso di fare realizzare un pozzo dedicato a mio figlio in Etiopia. Quando sono partita nel 2008 assieme a Claudio e ad altre mamme e papà mutilati come me, credetemi, ero un mucchietto di cenere con quel peso enorme sul cuore che si chiama dolore, disperazione, disinteresse per tutto e per tutti….. L’Etiopia mi ha trasformato completamente e quell’esperienza mi ha toccato profondamente, allentando la morsa di quel dolore che opprimeva ed attanagliava il mio cuore; mi ha fatto sentire un’egoista, anche nelle mie preghiere. L’Etiopia mi ha mostrato che la separazione da mio figlio Paolo non era in fondo il più grande di tutti i dolori del mondo. In quei luoghi vedevo donne bambini che senza quell’acqua non avrebbero avuto la possibilità di sopravvivere, eppure erano lì con i loro sguardi nitidi, puliti che aspettavano il nostro aiuto: quello di poter finalmente avere il privilegio di un sorso d’acqua per poter vivere. ”Pozzo di Paolo, sorgente di vita e di amore”: questa è la dedica che ho deciso di scrivere sulla targa del pozzo. Credetemi, è stata la prima gioia che sono riuscita a provare dopo Paolo. Grazie Etiopia, grazie Claudio e grazie Paolo»
Oggi la fondazione Butterfly ha realizzato oltre 300 pozzi di acqua potabile in zone dell’Etiopia, dove ancora le donne sono costrette a lunghissime ore di cammino per procurarsi acqua inquinata, dove i bambini di pochi anni, spesso lasciati soli a casa, continuano ad ammalarsi ed a morire a causa di acqua inquinata. Almeno una trentina di scuole sono nate grazie alla generosità delle persone che in questi anni ci hanno dato fiducia e questa cosa è molto importante perché il dare l’opportunità di andare a scuola a questi bambini, spesso considerati forza-lavoro nei campi, significa garantire loro una grande opportunità di futuro. Per parte mia mi auguro che questo tam, tam della solidarietà possa risuonare e coinvolgere sempre un maggior numero di persone, perché oggi il pianeta ha proprio un grande bisogno di attenzione e di tanto amore.