La NDE e la morte effettiva: loro differenze.
D.: Caro Silvio, che differenza c’è tra i casi di NDE (Near Death Experiences) e una morte definitiva e irreversibile, lo scenario che ci si presenta davanti (tunnel, luce, incontri ecc.) è sempre il medesimo?
Inoltre quale cambiamento si pone in atto nell’individuo quanto c’è il “ritorno dalla NDE alla vita” e cosa cambia allora complessivamente negli individui?
È molto semplice, miei cari, nel primo caso il soggetto, o meglio, l’anima, si stacca dal corpo e poi vi rientra, mentre nel caso della morte vera, lo Spirito si stacca in maniera permanente dal corpo, quindi entra in uno stato di coscienza completamente diverso, in quanto procede nella contemplazione e rielaborazione del nuovo scenario che gli si presenta, facendosene coinvolgere completamente.
Nel caso di NDE, si ci fate caso, il soggetto tende a vedere una realtà che corrisponde alle sue credenze “da vivente”, se è religioso trova angeli o altre figure sacre ad accoglierlo, se era ateo trova, al contrario, presenze di parenti o amici che l’hanno preceduto nel mondo dello Spirito, se si trova in uno stato di disquilibrio incontra esseri diabolici che, magari, gli hanno fatto intendere di non aver agito bene nella vita e di questi esempi ne potremmo annoverare a migliaia!
Come potete leggere sui libri che ci sono in circolazione alcuni studiosi delle NDE hanno elaborato una sorta di casistica che contempla i più svariati scenari che il soggetto vede a seconda della sua impostazione della vita.
Posso rivelare un importante dato comune, aldilà di questa varia casistica, ossia che il soggetto che “torna alla vita” cambia totalmente il modo di valutare la morte, – nel senso che non ci crede più – poiché ha vissuto un’esperienza molto vivida e pregnante proprio perché il suo Spirito si è realmente staccato dal corpo con la conseguente certezza che la coscienza individuale è ancora viva, in quanto si tratta di una sorta di sdoppiamento di individualità in cui il soggetto non può ignorare il fatto che ha visto il proprio corpo morto come se fosse un’altra cosa! Analogamente può accadere durante certi sogni lucidi in cui vi potete sdoppiare incontrando altri esseri, magari trapassati, o spostarvi in altri luoghi, ma questo può capitare in modo naturale a certi soggetti medianici e più raramente anche agli altri.
La morte vera invece è un’altra cosa, in quanto il soggetto che muore resta in quella sorta di ambiente, che poi abbiamo chiamato più precisamente “stato di coscienza” e procede in tale nuovo stato dove constaterà che tra la vita umana e la vita dello Spirito ci sono delle abissali differenze.
Naturalmente questa presa di coscienza è graduale, non è repentina e subitanea, e tale condizione è assolutamente soggettiva e dipende dall’evoluzione dell’anima (anima-Spirito) che ha da poco lasciato la Terra. Diciamo che l’ambientazione del disincarnato nella nuova dimensione è direttamente proporzionale alla sua evoluzione e lo stesso trauma può esserci come non esserci.
Nel mio caso personale ho, anzi, apprezzato moltissimo il mio nuovo stato, forse perché ne ero assolutamente preparato, lo ambivo, lo desideravo, poiché la vita umana, per me, aveva sempre rappresentato un peso, un enorme gravame dal quale anelavo liberarmi. Posso perfezionare questo quadro di riferimento, peraltro molto generico, asserendo una situazione che è comune a tutti gli spiriti, ovvero che essi procedono nella conoscenza della Legge universale e quello che tutti faranno è apprendere tale Legge naturalmente, in base alla loro evoluzione.
Poi potremmo parlare per ore di ipotetici piani astrali, mentali, evolutivi, ma senza dare un’idea che possa dimostrarsi univoca, proprio perché ogni Spirito conoscerà per gradi, nei più disparati stati di coscienza sulla strada eterna della sua evoluzione.
Approvo ancora una volta la dottrina del nostro comune “Maestro Andrea” (1) che per non incorrere in banalità di contenuti e scadere in un informazione approssimativa, ha giustamente evitato di descrivere tutti questi “piani” che sono soltanto fasi e passaggi sul percorso conoscitivo dello Spirito (2). Egli ha, doverosamente, oltrepassato queste dimensioni soggettive, per elaborare una dottrina che potesse rispecchiare, il più possibile, una verità palpabile e ravvisabile da tutti quei soggetti che in veste di ricercatori si ponevano con umiltà e logica all’ascolto della sua teoria.
Medianità, evoluzione del medium e Spiriti Guidacomunicanti.
D.: Caro Silvio, vorrei approfondire la questione della medianità, ovvero: che relazione c’è tra la medianità e l’evoluzione del medium e le Guide che comunicano attraverso di lui?
Rispondo alla tua domanda sulla medianità che è stata un tema di ricerca molto interessante anche nella mia vita umana. Vedi, mia cara, ho approfondito la questione medianica anche nel mondo spirituale, perché vediamo spiriti che si prefiggono questo programma che poi svolgeranno nella loro futura incarnazione.
La medianità ad alti livelli, come tu sai, fa sempre parte di un programma [di comunicazione spirituale] poiché è predisposta da gruppi di spiriti che si dovranno manifestare attraverso quel sensitivo, il quale viene istruito, ovvero deve stilare un certo programma già come Spirito, che poi dovrà porre in atto durante l’incarnazione. Queste medianità in genere sono studiate da noi che abbiamo il compito di seguirle sulla Terra. Nel tuo caso, lo Spirito Guida si è preso questa incombenza di seguirti individualmente in una prima fase della tua vita per poi seguire altri spiriti incarnati, che a loro volta sono già nel programma… e anche se a noi appaiono giungere per pura casualità, in realtà, essi arrivano (3) perché è già stato previsto nei loro percorsi evolutivi.
Poi esistono quelle medianità che avevamo denominato “all’acqua di rose” che posseggono individui a loro volta predisposti, che potranno essere più o meno utili per coloro che vi si rivolgono, indipendentemente dal fatto che agiscano in buona o mala fede. Ogni esperienza è utile sulla Terra e così i medium si rivolgono a chi li può comprendere in base alla sua evoluzione. Pertanto dirò che la medianità la possono avere anche soggetti di mediocre evoluzione (4), non è prerogativa soltanto degli spiriti evoluti. Il fatto che sia più o meno utile dipende da chi la possiede e dalle persone che ne fanno uso. In altre parole è un’esperienza come un’altra anche se in certi casi comporta una grande responsabilità da parte di chi la usa per influenzare gli altri, che dovrebbero sempre essere liberi di pensare con la loro testa.
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