Il mercato dell’arte non è stupido

Può essere, come in effetti è, che molti validi artisti non vengano mai considerati dal mercato dell’arte e finiscano nel dimenticatoio, i più senza aver neppur aver potuto assaporare un po’ di gloria e di benessere nel corso della loro carriera. 

Checchè se ne dica, non è un caso frequentissimo, tuttavia, in quanto non è che gli artisti di grande valore si trovino ad ogni angolo ed il mercato dell’arte potrà magari avere il “vizietto speculativo” di ‘pompare’ pittori o scultori o fotografi chissà se meritevoli per qualche breve periodo( vedansi attualmente i cosiddetti “zoombies”, quel manipolo di ventenni -Lucien Smith in testa- che all’inizio del secondo decennio del XXI secolo venne fatto assurgere agli allori dai ‘padroni del vapore’ e che oggi quotano un ventesimo di quello che fu il loro livello d’asta ) ma ai suoi vertici in termini di prezzo resistono nel lungo periodo solo i grandi Maestri. 

Ciò detto, la riscoperta di (pochi) Maestri a lungo negletti è una chance che l’ambito del mercato artistico non è del tutto restia a concedere. I casi sono storici. Da Caravaggio, che grazie a Roberto Longhi fu riscoperto ad inizio del XX Secolo, a Vermeer, il cui modestissimo numero di opere prodotte durante una carriera terminata con un’esecuzione giudiziaria sui beni del defunto Maestro (infamante “closing” che oltraggiò spesso anche altri immensi artisti, come ad esempio Kaspar David Friedrich: nell’immagine il suo iconico “Viandante sul mare di nebbia”) oggi è considerato come uno degli scrigni più preziosi in possesso dell’Umanità.

Se fino all’altro ieri queste “riscoperte” erano state prodotte da critici d’arte e maitre à penser di spessore, sempre più oggigiorno le cose stanno cambiando. I demiurghi sono ormai i grandi dealers e le primarie case d’asta, che si servono sì di degni apparati critici preesistenti ma che progettano vere e proprie operazioni artistico-finanziarie con grande budget così come peraltro fanno quando operano come talent scout nell’innalzare le quotazioni di giovani artisti emergenti che hanno avuto la sorte di entrare nella loro “scuderia”. Casi recenti ed emblematici sono quelli che hanno interessato Maestri del Postwar come Kazuo Shiraga, Hans Hartung e James Rosenquist, che sarà magari, nel prosieguo dei contributi futuri del sottoscritto per questa testata, interessante disaminare nei particolari.

Paolo Turati

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