Riporto questa mia esperienza in Greve in Chianti il 28 ottobre 2020.
In un luogo baciato dal sole e da una rigogliosa e fitta raccolta di querce e castagni, arroccata su scisti di galestro e terra ricca di storia e tradizioni, fertile ed ospitale, la scoperta di un incontro in perfetto equilibrio tra l’arte e la natura.
È la casa Museo di Gianni Bandinelli denominata “Fabbruzzo” a Greve in Chianti.
Ho passeggiato, in una splendida giornata autunnale, dove i colori della vegetazione si mescolano perfettamente con la materia che l’arte celebra testimoniando la propria essenza con l’armonia di chi, attraverso una meditazione attiva, contempla il “Bello” e vi si immerge alla ricerca di quella fusione perfetta che genera l’incanto.
Da lontano le Alpi Apuane si mescolano con i raggi di un sole penetrante tra i rami e le foglie che formano velo e protezione al luogo.
La visuale è mozzafiato dai suoi seicento e più metri di altitudine sulla valle del Chianti, così come la dolcezza delle forme e dei colori delle opere poste con cura dagli autori e da Gianni Bandinelli, fondatore del luogo, per essere donate a quella terra che le accoglie nel suo ventre come una madre che le nutre di luce e aria e colori per esaltarne il fascino e raccontarne il messaggio.
Parlare con Gianni Bandinelli è scavarne l’entusiasmo, l’impegno massiccio e costante che si trasforma in racconto fiabesco e avventuroso di chi dell’arte nutre da sempre una passione e un rispetto profondo.
Nasce intorno al duemila questo fuoco ardente e si riscontra ora quella magica essenza dell’energia che il luogo, trasformato dall’amore che l’uomo vi ha riversato con le sue immissioni, rigenera in una dimensione pranica per chi è pronto a raccoglierla.
Niente è disarmonico, nulla è lasciato al caso, tutto trasmette prana essenziale e vitale: bellezza, segno, armonia, fatica e desiderio di tradurre gli istinti creativi in pura emozione, in un rapporto di equilibrio tra l’uomo e la natura.
Da qui partire per visioni oniriche e voli fantastici è un attimo: travolti da un’ossigenazione piena e soffice e dai contenuti di una realtà reale e partecipata dall’arte, il nostro viaggio meditativo è intenso e profondo, all’unisono con l’inconscio e l’ambiente.
Il suono delle ghiande che cadono a fiotti mosse dal vento, i ricci ricolmi di castagne che si offrono al nostro passaggio accolgono i passi, i silenzi, le parole, mentre il sole riempie di luce ed ombre i vuoti e i pieni delle forme.
Si scorge un giocoliere, un Leonardo, un sole caduto e una luna narrante, un occhio curioso e misterioso che ci saluta fra i rami e un elfo che suona la sua melodia fatta di silenzio e pace. E poi un anfiteatro naturale, sceneggiato solo per il richiamo all’arte, due case splendide in sasso vivo e caldo che accoglie gli ospiti nell’agriturismo omonimo appena aperto e tanto altro, nelle oltre quaranta sculture di artisti più o meno noti che, fuse nella radura incontaminata, spontanea e antica, costituiscono l’ossatura di un tempio alla dolcezza naturale e ospitale che invita e regala poesia ed energia.
L’ironia toscana di Gianni Bandinelli poi, apprezzato scultore e pittore di gesto e maniera, è il collante di ogni presenza, l’autore dell’opera e il fautore di un bene prezioso e importante, il richiamo costante al gioco, a quel gioco della vita tanto caro a Johan Huizinga e che abbiamo abbandonato nei meandri di un’esistenza dispersiva e troppo lontana dai reali valori delle cose.
E qui si medita: ad un’opera nuova, ad un progetto per gli altri o per se stessi, insieme, in un incontro casuale o voluto, così come incontro a volte casuale e a volte voluto sono l’arte e la natura fuse insieme per dare nuove armonie e potenze creative a chi ne trae ispirazione e ne coltiva il piacere.
Questo il valore di una raccolta d’arte, il calore dell’accoglienza e l’amore per la bellezza del Creato e di chi, del creato, ne esalta gli elementi primordiali con un alto rispetto per la Vita e una sconfinata gioia per il Fare.
A volte, e non ce ne rendiamo conto, per star bene è sufficiente guardarsi intorno.