Una parola muore appena detta, dice qualcuno. Io dico che solo in quel momento comincia a vivere.
(Emily Dickinson)
In linguistica, quando si parla di etimologia, si intende lo studio che indaga l’origine della parola e la sua storia (ethymos in greco significa proprio intimo significato della parola). L’etimologia si occupa anche dei mutamenti dei significati della parola che a seconda delle varie influenze che subisce (periodo storico, contesto, mutamenti sociali) ha un attribuzione di significato, una sorta legge di risonanza verbale. Ma non solo.
Una parola nasce quando l’ambiente e le informazioni esterne, passando attraverso filtri sensoriali (udito, tatto, vista, olfatto, gusto) in quello che viene definito primo accesso, e neurologici, vengono ri-presentati all’interno della persona (o prima rappresentazione). Con il linguaggio vengono ripresentati una seconda volta all’esterno. Le parole diventano simbolo e contenitori. L’attribuzione di significato (anche carico di emotività) diventa vincolo neurologico.
Oltre a questo vincolo, abbiamo anche un vincolo sociale, cioè un modo di recepire comunemente accolto dai nativi e membri di un sistema sociale. Potremmo pensare alla parola salute, che deriva dal latino salus-utis e che significa salvezza, incolumità, inteso come stato di benessere fisico, ed armonico equilibrio psichico dell’organismo umano (… e speriamo continui a mantenere questo significato).
Infine, non da meno è il vincolo individuale: la rappresentazione della realtà in base alla storia dell’esperienza personale.
Per questo motivo non ci possono essere storie di vita simili, ognuno di noi costruisce il proprio modello del mondo, unico e irripetibile. Riuscendo a comprendere questi processi, si dovrebbe innanzitutto diventare più rispettosi dell’altro da noi, ma anche più responsabili (abili alla risposta) di fronte a ciò che la vita ci pone innanzi o con ciò con cui desideriamo esperire fino a cambiare il nome di ciò che consideriamo “separazione”, ma soprattutto cominciare a contemplare il principio per cui “differenza uguale bellezza”.
Cambiare modo di vedere le cose, ci permette di ampliare ed arricchire le mappe di riferimento e su cui si basano i processi di pensiero, ed essere in grado di fare più cose, e soprattutto in tante maniere diverse.
Ricordiamo cosa diceva Gianni Rodari
“Abbiam parole per vendere, parole per comprare, parole per fare parole.
Andiamo a cercare insieme (together = to get there ndr) le parole per pensare”.