Il mio regno per un garante (d’asta di opere d’arte)!

L’ambiente si è fatto oggigiorno tragico, per le Case d’Asta, quasi come quello della Battaglia di Bosworth Filed in cui William Shakespeare metteva in bocca allo sconfitto a Riccardo III la famosa frase “il mio Regno per un cavallo”.

In salsa odierna, nella fattispecie, il termine “cavallo” potrebbe essere tranquillamente sostituito da “garante”.

Non ci voleva peraltro molto a capire, come avevamo più volte ammonito negli anni passati, che l’Art Market internazionale era stato gonfiato non solo e non tanto dalla grande liquidità finanziaria di carta in circolazione – generata da oltre un lustro di dissennata Politica monetaria globale del tasso zero perpetrata per salvare alcune Istituzioni sistemiche andate in difficoltà per la crisi del 2008 – quanto per il fatto che il Mercato dell’Arte stesso si era del tutto finanziarizzato a sua volta, arrivando all’ assurdità di Cataloghi (che sarebbe stato meglio, a quel punto, definire “Listini”) di Evening Sales newyorkesi e londinesi con prezzi minimi garantiti (contro commissioni fra il 15% e il 30%) da Terze parti financo per il 60% dei lotti. A patire la situazione è innanzitutto Sotheby’s (ma anche Christie’s non è lontana dallo stato aziendale buio della sua storica concorrente).

Come riporta l’Agenzia AGI “ Nel primo semestre la leggendaria casa d’aste ha registrato un crollo dell’88% dei profitti dall’attività core, con l’Ebitda a 18,1 milioni di dollari nel primo semestre, e un calo del 25% nelle vendite d’asta.

Le entrate sono state pari a 558,5 milioni di dollari, con un calo del 22% rispetto ai 712,3 milioni del primo semestre 2023. I risultati non includono gli utili generati da altre divisioni della società madre BidFair. La perdita di guadagni è dovuta in buona parte, secondo il quotidiano della City, a un raffreddamento del mercato dell’arte. Uno dei fattori a pesare sulla domanda di opere d’arte è la flessione della spesa per i beni di lusso in Cina. Questo incide sia sulle attività di Sotheby’s che su quelle della rivale Christie’s, la quale il mese scorso ha annunciato un calo simile del 22% nelle vendite d’asta”.

In particolare Sotheby’s da sempre ha posto molta attenzione agli aspetti finanziari della propria attività, tanto da aver formalizzato al suo interno un vero e proprio hub finanziario (SFS) dotato (a seguito di un finanziamento scadente nel 2027 da parte di un gruppo di investitori garantito per il doppio di quel valore da opere d’arte) di un Fondo (rotativo) di 700 milioni di Dollari fverosimilmente sostenibile nel prossimo futuro anche grazie alla cessione per un miliardo di Dollari al Fondo Sovrano di Abu Dhabi di una quota di minoranza della storica Casa d’Aste che consentirà al proprietario Patrick Drahi di continuare a corroborarla da un punto di vista economico) utilizzabile per l’art lending, che ha visto negli ultimi 15 anni finanziare con pegno circa 5,5 miliardi di Dollari, nonché per altre operazioni tipiche del settore, come l’anticipo su top lots( garantiti sul prezzo) messi in asta da clientela qualificata.

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