Premetto di credere fermamente nel processo di reincarnazione delle anime, che resta, a mio avviso, la spiegazione più ragionevole per non affidarsi alla convinzione che l’Universo possa essere regolato dal semplice caso.
La nostra anima, grazie a percorsi che si sceglie ad hoc, di vita in vita, ha l’obbiettivo di prendere consapevolezza delle propria essenza divina, grazie alle esperienze che può fare solo nel mondo duale della materia. Si dice infatti che per l’anima, l’esperienza terrena sia una vera e propria scuola.
“IN GIUGNO IO RITORNO !”
Una brevissima frase di mia figlia Sibylle che mi ha particolarmente colpito nell’ambito di una comunicazione medianica ottenuta da una carissima amica che si avvale dello strumento della metafonia per comunicare con i trapassati; suo figlio Stefano infatti, sembra dal mondo spirituale, consentirle di trasformare parole incomprensibili, percepite a mala pena in stazioni estere a onde corte, in frasi con un chiaro senso e molta coerenza. Trattasi di messaggi che molto frequentemente sono un vero balsamo per genitori distrutti dalla terribile ferita provocata nella loro anima dalla perdita di un figlio.
Ovviamente l’ipotesi che quel nostro figlio che ha lasciato il mondo terreno, dal luogo di beatitudine, amore e felicità nel quale immaginiamo si trovi, possa tornare sulla terra senza attenderci per quell’abbraccio di luce anticipato da sensitivi e veggenti, tende fatalmente a sconvolgere la mente di qualunque genitore si trovi ancora a vivere il proprio dolore in terra.
E sei lui torna e diventa un’altra persona, con chi parlo io adesso, seppur attraverso un medium? Dove andrà a finire quel “mio” figlio con cui ho condiviso, seppur per troppo poco tempo, la mia vita? La nostra mente tende ad andare in tilt davanti a questa ipotesi di un ritorno che non avevamo mai preso in considerazione come possibile; proprio per la nostra limitata natura umana siamo pieni dubbi, siamo sempre alla ricerca di conferme e restiamo sconvolti da quello che non ci aspettiamo.
Nel corso di una meditazione, anche io, padre orfano di una figlia, mi sono poste queste domande e nel silenzio rotto soltanto dalla voce del mio respiro, ho ricevuto risposte che hanno spazzato via quelle nubi nere che solo la paura e il dubbio possono materializzare.
Ho immaginato un’enorme sfera luminosa, costituita a sua volta da migliaia di piccole sfere, simili a quelle che si trovano nelle discoteche per riflettere la luce attraverso un mosaico di tesserine di specchio.
La grande sfera costituisce il gruppo di anime che da sempre hanno deciso di camminare insieme, ovviamente interpretando ruoli diversi, sia per compensazioni reciproche di natura karmica che per prendere consapevolezza della propria divinità attraverso le varie esperienze nel mondo terreno della materia e della dualità. Le anime tendono infatti ad incarnarsi in quanto la materia è strumento importante per accelerare quel processo evolutivo cui l’anima tende per sua natura.
Ogni piccola sfera, all’interno della grande sfera, rappresenta un’anima del gruppo che a sua volta è costituita da un infinito numero di specchi che rappresentano tutte le esistenze terrene di quell’anima.
Mi sono detto che più l’anima è antica, più è esteso quel mosaico di luce riflettente.
Quando comunico con mia figlia che si trova nel mondo spirituale, di fatto lo sto facendo solo con quel piccolo specchio di luce che rappresenta l’ultima esistenza di quell’anima che si è rapportata con me in terra; di fatto, quello specchio che rappresenta solo una parcella di quell’anima, è l’unico in cui io, ancora nel mondo della materia, posso in qualche modo riflettermi, grazie alla mia memoria, l’unica frazione di quell’anima con cui io possa e dialogare.
Questa è la ragione per cui i nostri figli, nelle comunicazioni medianiche, si fanno riconoscere grazie a sembianze che possano essere per noi, riconoscibili. Se quell’anima infatti volesse interagire con noi attraverso uno specchio di luce diverso, rappresentativo di un’altra esperienza terrena comune, noi non saremmo in grado di riconoscerla. Sono pertanto convinto che ogni anima sia costituita da tutte le sue esperienze terrene vissute, ma possa solo dialogare con chi, ancora nel mondo terreno, la possa in qualche modo, riconoscere.
In parole semplici, se quell’anima che per me, ancora essere incarnato, rappresenta solo la figlia con cui ho vissuto parte della mia vita, decidesse di tornare per fare una nuova esperienza terrena, quella sua frazione di luce con cui ho dialogato fino ad oggi, continuerà a dialogare con me, seppur attraverso medium e sensitivi, in quanto resterà parte della sfera di luce.
Sarà per quella frazione di anima una morte solo apparente del ruolo vissuto l’ultima sua incarnazione e una rinascita in quanto, genererà una sua copia, direi costituita dallo stesso DNA animico, che magari io riconoscerò nello sguardo di un bimbo appena nato e che mi sembrerà di conoscere da sempre.
Quando anch’io lascerò il mondo terreno, sono certo che tutto mi sarà più chiaro e comprenderò finalmente il senso di quello che dicono i Maestri e cioè che, subito dopo quell’abbraccio di luce che sto aspettando da quando lei è tornata alla vera casa, quella “mia” figlia sarà per me uguale a tutte le altre anime che ci circonderanno…solo una scintilla divina, espressione di quell’Amore incondizionato, purtroppo così difficile da comprendere e vivere nel mondo terreno.
Claudio Maneri